Shazam! Furia degli Dei, la recensione: tutti per uno, uno per tutti

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Il DC Extended Universe è ridotto ad un cumulo di macerie. Tra progetti di dubbia riuscita, attori finiti in carcere e un Superman di troppo – prima riaccolto e poi riaccompagnato all’uscita – negli ultimi tempi il franchise è andato incontro ad un completo reset nel tentativo di invertire l’ormai acclarato insuccesso. In un contesto simile, l’arrivo al cinema di Shazam! Furia degli Dei (trailer) assume l’apparenza da vittima sacrificale di un tempismo sfortunato. Eppure, complice forse le basse aspettative, il regista David F. Sandberg riesce in quanto fatto nel primo capitolo: mostrare un supereroe diverso dai suoi avvizziti predecessori.

Billy Batson (Asher Angel) ha finalmente trovato una famiglia. Non una famiglia “normale”; e neanche soltanto una allargata; la sua è infatti una famiglia di supereroi. Dopo il finale del primo film, i sei fratelli e sorelle adottivi condividono i propri straordinari poteri, trasformandosi nelle loro controparti adulte e formando un’imperfetta squadra di eroi. Perché in fondo sono soltanto degli adolescenti, ciascuno preso dalle proprie attitudini e trascinato per inerzia dal rischio della crescita: quello di allontanarsi. Un rischio che Billy, nella sua forma da leader (Zachary Levi), vorrebbe a tutti i costi contrastare.

Il compito portato avanti dal protagonista di Shazam! 2 è lo stesso prefissato dai nuovi progetti DC: tenere unita la propria famiglia, impedirne la deriva dei membri, abituati ad agire per conto proprio nonostante lo stesso simbolo (leggi logo) sul costume. Ed è sicuramente la famiglia il tema portante del film, stavolta però “raddoppiato” rispetto al primo capitolo. Alla base c’è infatti uno scontro tra famiglie, tra i fratelli e sorelle Shazam e le figlie di Atlante, potenti divinità risvegliate da un lungo esilio. Ma a differenza di queste ultime, il giovane Billy ha imparato la lezione di Fast & Furious (che guarda caso condivide lo stesso sceneggiatore di Furia degli Dei). Sarà quindi l’unione della famiglia, o la sua scissione, a fare la differenza nello scontro finale.

Decisamente calzanti i nuovi ingressi nel cast, tra cui spicca la regale presenza di Helen Mirren. Un appunto semmai andrebbe fatto al suo personaggio, scritto a metà tra la dolcezza e l’ira spietata delle sue due sorelle. Lucy Liu si cala nei panni di una Danaerys Targaryen fuori controllo (versione ottava stagione, per intenderci) con tanto di drago sputafuoco. La giovane Rachel Zegler incanta d’altra parte in un ruolo quasi fiabesco, un po’ una sorta di prova generale per il prossimo Biancaneve (in cui guarda caso sarà a fianco di Gal Gadot).

Lo scontro tra le due famiglie diventa al contempo un conflitto tra diversi immaginari. Da una parte la mitologia (draghi, creature leggendarie, divinità millenarie e vincoli di sangue) dall’altra la cultura postmoderna (gag e riferimenti extratestuali, supereroi bambini e legami familiari “differenti”). Un vero e proprio contrasto tra i due mondi, simboleggiato dalle immagini che stanno alla loro base: se l’antica dimora delle tre dee si erge su un labirinto, il covo di Shazam nasconde la Roccia dell’eternità, un luogo su cui si affacciano le porte (o portali) dei diversi Reami del creato (assumendo così la forma di un network).

La differenza tra network e labirinto è semplice ma fondamentale: entrambi presentano molteplici percorsi tra cui scegliere; ma mentre nel labirinto solo una strada porta al suo cuore, il network non ha alcun centro, bensì solo dei nodi, ognuno dei quali è necessario al funzionamento complessivo della rete. È per questo che Billy/Shazam ha bisogno di tutta la sua famiglia per svolgere la sua missione, per essere un eroe; al contrario della parte antagonista, desiderosa di stare al centro del potere e perciò destinata alla sconfitta.

Come dicevamo, Furia degli Dei si colloca in una posizione in bilico rispetto ai progetti della DC, sulla soglia tra il vecchio e il nuovo corso che la trama del film tematizza. La sensazione è quella di guardare un prodotto che si muove in un limbo narrativo, una terra di mezzo, un’anticamera di un cambiamento ancora poco chiaro. Se dovessimo giudicare il futuro del DC Universe da questo primo, ancora ibrido esemplare, di certo l’indirizzo dato da James Gunn e Peter Safran assomiglierebbe ad un avvicinamento alla Marvel: tanto nei toni (più leggeri) quanto negli schemi (con l’apertura ad una forma di multiverso).

Battute che funzionano, un umorismo al passo coi tempi e un continuo spirito citazionista: la DC dimostra risultati migliori quando non si prende sul serio, lontana dal machismo di Zack Snyder o dal superomismo velatamente retrò dell’ultimo Black Adam. Chiunque, se dovesse andare in battaglia, porterebbe con se la stazza di The Rock. Eppure in un mondo in cui tutti hanno muscoli scolpiti e forza sovraumana – quello dei supereroi – la comicità un po’ bambinesca di Zachary Levi è forse la carta vincente.

Shazam! Furia degli Dei è al cinema dal 16 marzo.

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