#RomaFF18: How to Have Sex, la recensione del film di Molly Manning Walker

How to have sex, la recensione del film

Film di apertura della sezione Alice nella città della diciottesima Festa del Cinema di Roma. Un teen drama sul tema del consenso sessuale. Un’opera prima di una giovane regista. How to Have Sex (trailer), scritto e diretto da Molly Manning Walker, è questo (e molto altro).

Tre amiche, Taz (Mia McKenna-Bruce), Skye (Lara Peake) ed Em (Enva Lewis), dopo gli esami scolastici decidono di intraprendere un viaggio all’insegna del divertimento, a Malia, nell’isola di Creta. Taz, ancora vergine, sembra intraprendere quest’esperienza spinta soprattutto dalla volontà di fare sesso per la prima volta. Tra alcol, serate in discoteca e nuove conoscenze, la protagonista, aiutata ed osteggiata al tempo stesso dalle sue due amiche, scoprirà lati di sé stessa che la porteranno a mettere in discussione quella che fino a quel momento era stata la sua esistenza.

Il film è molto puntuale nello sviscerare il tema della sessualità, contestualizzandolo sapientemente al periodo storico in cui ci troviamo ed associandolo alla giovane età delle protagoniste. L’era della velocità e della produttività tossica che ci vede coinvolti nel ventunesimo secolo sta influenzando sempre di più sfere delicate come, appunto, quella del sesso. Sta diventando tutto così tristemente veloce e How to Have Sex riesce a trasferire efficacemente questa sensazione. La verginità della protagonista sembra un peso ingombrante che la stessa non vede l’ora di togliersi. «Puoi fare di meglio» dirà Skye a Taz giudicando un ragazzo con cui la seconda aveva intenzione di intraprendere un rapporto sessuale. Sesso come performance, sesso come strumento di auto-validazione. A questo va ad associarsi anche la tematica del consenso sessuale. Il film porta avanti l’obiettivo di sottolineare che partecipare a vacanze di questo tipo, che potremmo definire sessualmente promiscue, ovviamente, non dovrebbe portare a sviare sull’importanza del consenso. La velocità, la foga, l’idea di divertirsi e “collezionare” rapporti sessuali durante l’estate, non può e non deve tralasciare la consensualità dell’atto.

La camera da presa insiste dolcemente e prepotentemente sul volto di Taz. L’accurata e sorprendente espressività di Mia McKenna-Bruce, ci permette di assistere ad una tortuosa evoluzione del suo personaggio. Vediamo Taz cambiare completamente durante l’arco del film. Da anima della festa, spensierata e leggera la osserviamo mentre, dopo un evento che la sconvolge, si ingrigisce ed entra in contatto con la propria dolorosa introspezione. «Non fare la strana» le diranno gli altri ragazzi. Perché nell’isola del divertimento, finché la musica continua, non ti puoi fermare, non puoi permetterti di svincolarti dall’omologazione di superficialità che ti circonda, devi seguire il flusso, ballare e sorridere. Solo così sei “rassicurante” agli occhi degli altri. Gli altri personaggi, ben caratterizzati, riescono, con la loro sfacciata indifferenza, ad alimentare quel clima di solitudine in cui la protagonista è intrappolata. Più persone si aggiungeranno al gruppetto della vacanza e più Taz apparirà ancora più sola.

How to Have Sex è un film che riesce a parlare abilmente alle giovani generazioni, a quelli che si stanno affacciando ora al mondo del sesso, a quelli che si conoscono ma non totalmente. Sfodera, utilizzando un linguaggio estetico, e non solo, tendenzialmente vicino agli adolescenti, temi delicatamente attuali. Forse un po’ di approssimazione in meno (soprattutto nel chiudere la storia), avrebbe portato ad una maggiore completezza dell’opera, che comunque si rivela efficace nel suo intento di informare, spiazzare e sì, toccare emotivamente.

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