Bigger Than Us – Un mondo insieme, la recensione: non possiamo più voltare lo sguardo

Bigger than us recensione film di Flor Vasseur Dasscinemag

«This is what democracy looks like», questo è il volto della democrazia. Con queste parole si apre Bigger Than Us – Un mondo insieme (trailer), documentario diretto dalla francese Flore Vasseur, per poi riempirci gli occhi con immagini tremende di un mondo ancora molto lontano da quest’ideale. Ma non tutto è perduto. Mentre le istituzioni se ne fregano, in ogni angolo del pianeta ci sono ancora dei giovani decisi a non arrendersi. Questo film è incentrato sui giovani ed è a loro che si rivolge: è a loro che ormai spetta il compito di scrivere il futuro. 

Al suo primo lungometraggio, la Vasseur presenta nel 2021 il film al Festival di Cannes, nella sezione speciale Le cinéma pour le climat, indotta apposta per quest’edizione. L’emergenza climatica è tanto esasperata da chiedere un contributo anche al cinema. Bisogna fare i conti con un mondo che si sta sgretolando a vista d’occhio, come Jakarta, capitale dell’Indonesia: visioni da disaster movie che stringono la gola, la gente che evacua, la città che sta sparendo piano piano nell’oceano.

Melati Wijsen, giovane attivista, decide che a lei non sta bene. Ora, a soli 18 anni, ha già una grande storia da raccontare. Originaria di Bali, dalla sua isola riesce a mobilitare le masse e a parlare con cinquantamila studenti del problema della plastica. Le immagini degli accumuli di plastica in Indonesia fanno paura. Città di rifiuti, scenari apocalittici. Sembra per un attimo di vedere Wall-E, con gli stessi robottini che spalano tonnellate e tonnellate  di rifiuti. Ma sono tutte immagini vere. Il risultato della lotta di Melati è che ora la plastica è vietata su tutta l’isola di Bali. E stupisce che, a portare un cambiamento così grande, sia stata una ragazza così giovane.

Bigger than us recensione Cannes

È proprio qui che si può trovare un senso al film: Melati parla a dei bambini delle elementari di coraggio, solidarietà e passa parola. Se io lo dico a voi e voi alla vostra famiglia e ai vostri amici e così via, si crea una rete così grande da riuscire forse a salvarci. E allora Melati parte in viaggio e incontra attivisti da tutto il mondo. Ogni giovane, tra i 18 e i 25 anni, ha un’incredibile storia da raccontare. Al centro di tutto rimane il clima, ma ognuno di questi sette ragazzi non è lì per caso.

Tutto torna all’inizio, «this is what democracy looks like». Chi lotta per il diritto d’istruzione, chi per l’informazione, chi per l’immigrazione, chi contro un governo che rende l’aria cancerogena e causa decessi su decessi ogni anno. Ognuno di loro lotta contro un sistema che ha sempre più a cuore il denaro che la vita e la salute della gente. E ognuno di loro è una persona comune, un modello a cui potersi ispirare. Persone che hanno messo la loro vita a repentaglio perché sentono di appartenere a qualcosa di più grande, a un genere umano da proteggere se non lo si vuole mandare all’estinzione. 

Sebbene il film non eccella per originalità, il risultato è comunque godibile. Fanno il loro lavoro soprattutto le immagini e il messaggio di umanità, che arriva forte e chiaro: di fronte al bisogno, non possiamo più voltare lo sguardo. Siamo sempre tentati di derogare questi problemi a qualcun altro perché ci sembrano troppo grandi, ma questi ragazzi sono la prova esistente che qualcosa si può e si deve fare. Non a caso ogni tanto la Vasseur inserisce nel film alcuni video di Greta Thunberg, tra i più giovani e noti esempi di come una piccola voce possa smuovere così tanto le acque.

Viene in mente a proposito il tema scottante degli attivisti di Ultima Generazione e gruppi simili: se non c’è più modo di farsi ascoltare, lo step successivo è imbrattare monumenti e opere d’arte con vernice lavabile. È un Paese vecchio, la Storia a quanto pare conta di più di un mondo che va in fiamme: basta leggere un qualsiasi articolo o commento sul web per sentire insulti di uomini e donne indignati, per lo più di una certa età: il sunto è che secondo loro non è il modo giusto per farsi ascoltare, si tratta di vandalismo. Ma c’è davvero mai stato qualcuno che ci ascolta? Che si concordi o meno con i loro metodi, bisognerebbe provare almeno rispetto per ciò che questi ragazzi rischiano, per aver fatto un ultimo disperato tentativo di salvare tutti quanti. È facile giudicare, ma cosa si può proporre come alternativa?

Non è possibile aspettare un Messia, il cambiamento deve partire da noi. Fear or love, paura o amore. Bigger Than Us ci chiama tutti chiamati all’appello. Ora sta a noi decidere come agire.

Bigger Than Us – Un mondo insieme è al cinema dal 22 aprile.

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