#FEFF26: Confetti, la recensione del film di Fujita Naoya

confetti, la recensione del film

Il Far East Film Festival di Udine ospita in anteprima mondiale la promettente opera prima di Naoya Fujita, Confetti (trailer). Si tratta di un film del genere molto amato in Giappone, sheisun eiga (film adolescenziale). Il protagonista è il giovane Yuki che viaggia per il Paese con il padre capocomico, apprendendo l’arte della recitazione in un gruppo itinerante di taishu engeki (teatro popolare). Yuki è una ragazzo timido nelle relazioni umane e molto abile sul palcoscenico, poco propenso allo studio perché ha ormai da tempo deciso di diventare attore, inoltre molto schivo nelle relazioni umane perché consapevole che la sua presenza in una scuola e in una città durerà solo un mese. Il maestro obbliga Yuki a frequentare per ragioni scolastiche il compagno di classe Ken che da qualche settimana ha deciso di studiare da solo in casa perché trova noiose le lezioni e forse anche le relazioni umane.

Sebbene fra Yuki e Ken nasca da subito una forte amicizia, questo legame sarà ostacolato dalla difficoltà di Ken di accettare che Yuki ami rivestire ruoli femminili nel teatro popolare. Ad aiutare a salvare il legame correranno in soccorso la ex fidanzata di Ken ed una idol coetanea appena ritiratasi dal palcoscenico perché stufa dello stress, dello sfruttamento della casa discografica e delle molestie ricevute da uomini anziani e facoltosi. La storia, come un capolavoro di Ozu, si risolverà in modo delicato e sussurrato, sebbene molto moderno, lasciando un sapore dolce allo spettatore.

Il fenomeno delle idol (アイドル, aidoru) indica ragazze adolescenti che diventano famose al pari di dive della tv grazie al loro aspetto esteriore. Naturalmente più la ragazza ha talento (con il canto e con il ballo) più si eleva il suo breve successo e maggiori sono le possibilità che diventi una professionista adulta del mondo dello spettacolo. Purtroppo, la maggioranza delle idol vede sfiorire i sogni alla velocità di due o tre anni, ed alcune possono anche finire in un vortice di depressione e di tossicodipendenza. Lo sfruttamento delle idol dalle case discografiche giapponesi può essere paragonato a quello dei divi K-Pop in Corea del Sud.

Tra i film che trattano in modo interessante il tema si consiglia il capolavoro anime di Kon Satoshi Perfect Blue, di recente restaurato e distribuito al cinema. La scelta di Yuki di interpretare ruoli femminili in teatro non presuppone necessariamente il fiorire della propria omosessualità. In Giappone, infatti, la tradizione dei maschi che nel teatro Kabuki rivestono ruoli femminili è pienamente integrata; molto spesso questi attori adulti sono anche padri di famiglia ed in alcuni casi introducono i propri figli al mestiere quando sono adolescenti. Esistono, in effetti, generazioni di attori che tramandano quest’arte ai propri eredi. L’ esordio alla regia di Naoya Fujita è davvero folgorante, con pochi mezzi ed una regia efficace ha messo in scena una storia delicata ed intelligente, profonda e complessa ma perfettamente fruibile senza mai cadere nella tragedia o nella farsa. Inoltre, la modernità dei temi fa del regista una vera promessa per il cinema realista dei prossimi anni; il film è una perla rara di cui si consiglia la visione e per il quale si auspica un premio al festival.

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