Babylon, la recensione: l’epopea allucinogena di Damien Chazelle

Torna al lavoro Damien Chazelle, autore dell’indimenticabile opera prima Whiplash e del pluripremiato La La Land, con Babylon (trailer), un film sulle favolosa, lussuriosa ridicola e dolorosa Hollywood della prima metà del 900′, proprio quella di cui ha tanto scritto e parlato il geniale poeta e regista Kenneth Anger nei suoi due volumi di Hollywood Babilonia. Il film, scritto dallo stesso Chazelle, fa chiaramente riferimento ai libri di Anger come alle cronache dell’epoca e ci trasporta alle soglie della nascita del sonoro, alla morte del muto, alla trasformazione del concetto stesso di cinema e della natura cinematografica dell’attore.

Non è un caso, quindi, che la scelta sia caduta su due volti della moderna Hollywood come Brad Pitt e Margot Robbie che più incarnano il divismo del momento e che sembrano così creare una connessione extradiegetica fra il film di Tarantino Once Upon a Time in Hollywood e questa nuova fatica di Chazelle. La connessione passa attraverso il desiderio di raccontare una fase magnifica e violenta del cinema nordamericano, ma anche un mondo in bilico fra la realtà storica e l’espediente fantastico, che si rivela fin da subito un gioco geniale e grottesco sulla storia del cinema e gli splendori di Hollywood. Se nel caso di Tarantino i personaggi corrispondono a persone vere e i loro gesti sono fantastici o contrari al reale, nel caso di Chazelle i nomi sono fittizi e gli eventi che circondano questi personaggi corrispondono parzialmente alla realtà inquietante che coinvolse veri divi di Hollywood.

È sufficiente sfogliare il libro di Anger per ritrovare pagina dopo pagina i personaggi e gli eventi del film di Chazelle, trasformati o deformati al bisogno, che ci rinfacciano la natura grottesca del racconto oltre a diventare lo specchio dello spettacolo, obbligandoci ad ammettere l’oscura realtà dei divi più maledetti e dimenticati di Hollywood che il film Babylon riporta in vita, mostrandoli splendidi in superficie e deformi e inquietanti interiormente.

Quindi i famosi elefanti bianchi eretti dal Dio di Hollywood Griffith per il suo Intolerance tornano nella forma più consona di un singolo elefante vero, portato a forza e con ridicola sventura alla villa del divo immaginario Jack Conrad, interpretato da Pitt: la scena si chiude con una dissenteria mostruosa da parte dell’elefante che in questo modo “benedice” l’inizio dell’opera e dissacra il mito dei primi kolossal. Pochi minuti dopo assistiamo a scene di orge ed in particolare ai giochi erotici fra un uomo obeso ed una giovane attrice: sebbene siano nomi e personaggi diversi dal reale, impieghiamo poco per capire che si tratta di una riscrittura della tragica storia dell’attore comico del muto Roscoe “Fatty” Arbucle e l’attrice agli esordi Virginia Rappe che Arbucle stuprò e uccise in una camera d’albergo.

Nelly La Roy (il personaggio interpretato da Margot Robbie) ricorda fisicamente Jean Harlow, ma la sua figura è più una sintesi delle piccole dive del muto straziate dalla droga e dall’alcool, così come il personaggio di Pitt sintetizza genericamente tutti gli eroi del muto che perderanno il loro trono perché incapaci di adeguarsi al sonoro. Il film è un viaggio nel lato oscuro del divismo americano del muto alla fine del suo tempo, mentre la musica, che tanto caratterizza il cinema di Chazelle, comincia ad avere il sopravvento.

Uno dei personaggi più iconici ed affascinanti del film è sicuramente l’inquietante strozzino James McKay interpretato da un perturbante Tobey Maguire che regala una delle performance più belle nella pellicola: la scena del viaggio fuori Los Angeles, in uno scavo abbandonato, rappresenta in modo molto intrigante le viscere della città del cinema, un complesso percorso nei gironi infernali della perversione e della lussuria che ci obbliga piano piano a lasciare l’industria del cinema muto ed il suo divismo per riscoprire in chiave squisitamente horror il cinema delle attrazioni fino ai tradizionali mostri delle fiere di paese americane, che in fondo si celano alle radici dello spettacolo cinematografico.

Chazelle gioca la carta del kolossal contro kolossal, dove la spettacolarità conserva sempre un sottotesto etico e la musica tradisce la sua natura gioiosa per accompagnare lacrime di clown di un cinema dimenticato. Forse non siamo di fronte al film dell’anno, ma è di certo una delle opere più utili per il cinefilo e l’amante della storia del cinema e del costume.

Il film uscirà in sala il 19 gennaio 2023.

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