La Ligne, la recensione: l’impossibile distanza dal materno

La Ligne recensione

Christina (Valeria Bruni Tedeschi) è, a suo dire, una ex pianista di talento, costretta ad abbandonare la professione a vent’anni per via di una gravidanza inattesa. Ha tre figlie di età molto diverse: Margaret (Stéphanie Blanchoud) di 35 anni, Louise (India Hair) di poco meno e Marion (Elli Spagnolo) di circa 12 anni. La Ligne (trailer) inizia con l’aggressione di Margaret ai danni della madre che, oltre ad allontanarla da casa, la denuncia. Scatta così un’ordinanza restrittiva che vieta a Margaret per i tre mesi precedenti al processo di avvicinarsi all’abitazione nella quale lei stessa vive. I 100 metri di distanza che dovrà mantenere saranno dapprima una linea invisibile, per poi diventare un cerchio azzurro sull’asfalto disegnato dalla sorellina Marion, che rimarrà l’unico ponte tra Margaret e il resto della famiglia.

È proprio la scena in cui Marion traccia la linea quella in cui la regista Ursula Meier riesce a trasporre in immagine tutto il disagio di questa famiglia. La ragazzina tiene tesa una corda e traccia un grande cerchio intorno alla casa, intercettando asfalto, prato, fino quasi a cadere dentro un fiume per assolvere il compito affidatole dalla madre. Dall’altro capo della corda c’è proprio Christina, che non vediamo ma sappiamo esserci. Fuori dal grande cerchio c’è Margaret, sul confine Marion e al centro Christina, perfetta planimetria metaforica del rapporto tra le tre.

È nell’egoismo e nell’egocentrismo della madre che troviamo il vero problema delle figlie e l’unica ad essere apparentemente salva è Louise, la secondogenita, uscita dalle dinamiche tossiche grazie alla creazione di un proprio nucleo familiare esterno a quello d’origine. Con un certo sconforto però scopriamo che il distacco che sua madre ha messo in atto con lei, Louise lo ripropone alle sue neonate gemelle. La donna ammette senza remore di non essere sempre in grado di distinguere le figlie, in controtendenza con quanto avviene di solito, in cui il riconoscerle è sintomo di familiarità.

La Ligne recensione

Louise è anche l’unica a non condividere con il resto della famiglia la passione per la musica, molto forte nelle altre tre. Questo interesse comune potrebbe fungere da collante e nelle due sorelle effettivamente lo è, mentre per Christina è un altro piacere da vivere in autonomia. Appena la prima figlia è venuta al mondo ha smesso di suonare da professionista, come se la maternità avesse guastato l’intimità tra lei e il pianoforte. La primogenita ha ereditato il talento musicale della madre, ma quest’ultima le rinfaccia di averlo sprecato con il suo temperamento aggressivo. Marion viene istruita alla musica dalla madre stessa e prende con estrema dedizione le lezioni, probabilmente perché sono gli unici momenti in cui Christina presta attenzione alla figlia. Dopo l’incidente smetterà di seguirla e sarà Margaret a offrirsi di prenderne il posto. Si incontreranno poco lontano da casa, a ridosso della linea, su un prato vicino, affrontando il freddo dell’inverno svizzero e i rumori della strada.

Meier utilizza un espediente per tradurre in immagine l’inconciliabilità tra famiglia e musica: nessuna delle tre viene mai ripresa mentre suona dentro casa. L’unica volta che avviene a suonare è Christina, ma è da sola. Appena si accorge della presenza dell’ultima figlia smette bruscamente, arrivando a vendere il pianoforte qualche giorno più tardi perché, a causa del colpo infertole da Margaret, ha parzialmente perso l’udito, quindi non può più suonare. Poco importa che sia anche lo strumento prediletto da Marion. Lo spazio della casa è luogo di scontro e perciò l’unica cosa che potrebbe unire madre e figlie non trova posto.

La Ligne pone l’accento su una realtà tanto evidente quanto potente: i genitori hanno la facoltà di influenzare la vita dei figli in un modo talmente profondo da essere invisibile, che non ha nulla a che vedere con la genetica.

In sala dal 19 gennaio.

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