25 anni dalla première di Matrix: “l’eletto” dei film Cyberpunk

Matrix, 25 anni dalla première di Westwood

Esattamente 25 anni fa, il 24 marzo 1999, una delle più famose première degli ultimi decenni si tenne nell’iconico Regency Village Fox Theatre: quella del primo film della saga Matrix (trailer) diretto dalle sorelle Wachowski. Situato nell’epicentro di Los Angeles, il distretto di Westwood è considerato uno dei centri di intrattenimento più importanti del mondo ed ospita ogni anno nelle sue due grandi sale cinematografiche alcune delle più importanti anteprime mondiali.

La trama di Matrix vede come protagonista Thomas Anderson (Keanu Reeves) che di giorno conduce una vita ordinaria, lavorando come impiegato in un normalissimo e triste ufficio mentre di notte diventa “Neo” un abilissimo hacker che va in cerca nel cyberspazio del più famoso e “pericoloso” hacker del mondo: Morpheus. Una sera attraverso lo schermo del computer Neo viene contattato da un altro famoso collega che lo spingerà ad incontrarsi in una caotica discoteca: la bellissima e letale Trinity (Carrie-Anne Moss), che per la prima volta gli parla del Matrix. Dopo quest’incontro la vita di Neo viene sconvolta da una serie di eventi sempre più improbabili fino all’incontro decisivo con Morpheus (Laurance Fishburne) dal quale decide di accettare l’iconica pillola rossa che gli permetterà di conoscere tutta la verità sulla realtà che li circonda. Neo farà luce su quel terribile segreto che inconsciamente lo ha sempre perseguitato: la realtà quotidiana che vive è solo una realtà apparente creata a seguito di una guerra contro le intelligenze artificiali che ha devastato il mondo. Sono pochi gli umani sopravvissuti, ancor meno quelli consci della verità, gli altri sono tenuti in vita all’interno di ovuli artificiali in cui dormono e vivono solo cerebralmente nella realtà virtuale chiamata Matrix. L’ulteriore innesco della trama è dato dalla convinzione di Morpheus che Neo sia l’Eletto, colui che è stato profetizzato e che inizierà la rivoluzione decisiva contro le macchine.

25 anni fa Matrix traduceva in immagini quell’immaginario nato intorno alla fine degli 70 nel campo artistico-letterario definito come cyberpunk, facendosi simbolo di in un genere cinematografico ben noto che genererà una serie importante di titoli concentrandosi soprattutto nel periodo di fine anni ‘90 e primi anni del 2000. Il Cyberpunk, appartenente al macro-genere fantascientifico, venne definito da molti avanguardistico, in quanto intercettava i problemi dell’uomo contemporaneo del tempo con la tecnologia e proiettandoli in un’ottica futura prossima riuscendo, rispetto alla fantascienza tout court, ad intercettarne le mutazioni sociali e culturali mostrandole quando non si era ancora in grado di vederle. Ossia, non creare una nuova società proiettata in un futuro lontano di cui non dobbiamo preoccuparci, magari su altri pianeti, ma riflette su quella reale ed il suo rapporto concreto con la tecnologia.

Quella del cyberpunk è una fantascienza imminente, proiettata in un futuro già cominciato, ed il soggetto fondativo di questo universo è uno: la visione di uno sviluppo incontrollato della tecnologia che riuscirà ad avere un controllo dispotico sulla realtà e sull’uomo. L’uomo in questa società è spesso inconscio del controllo che subisce anche se circondato da tutte quelle figure protagoniste del genere fantascientifico: androidi, mutanti, cloni, robotica, personaggi virtuali; alle quali si oppone la popolazione umana rappresentata da figure che possano intersecarsi più facilmente in questo panorama quali: hacker, programmatori di vario tipo, agenti segreti, spie, ecc. i quali corpi sono costantemente violati in maniera invasiva dalle macchine, mutati, tenuti sotto controllo, clonati, e così via.

Viene naturale inserire Matrix in questo panorama di cui si fa protagonista eletto (proprio come Neo), divenendo il caso più famoso al grande pubblico. Ciò che mettono in scena le sorelle Lana e Lilly Wachowski non è altro che il cuore del pensiero cyberpunk: la realtà ed il suo simulacro. Quello che sembra reale non è altro che una simulazione in cui l’umanità è imprigionata. Il film gioca con queste due realtà non soltanto da un punto di vista di racconto, ma come vuole la settima arte, lo fa attraverso il suo elemento fondativo e la sua articolazione: l’immagine ed il montaggio.

Il film è famoso per la quantità di effetti speciali che sono stati possibili attraverso la computer grafica ed il chroma key, ad esempio rendendo celebri alcuni effetti, più famoso tra tutti il bullet time. Letteralmente “proiettili rallentati” quest’ultimo effetto è basato sul distaccamento del tempo e dello spazio dalla prospettiva dello spettatore, ossia della telecamera, che sembra muoversi più velocemente rispetto al tempo diegetico in cui il tempo è rallentato. Questo genera un’opposizione evidente tra la realtà del Matrix e quella dello spettatore: nel Matrix è possibile governare il tempo è quindi schivare i proiettili, esattamente come fa Neo nell’iconica scena sulla cima del grattacielo.

Ed è proprio questo a risultare interessante in Matrix ai fini dell’ottica cyberpunk: il rapporto tra il concetto di realtà e le immagini. Il film gioca sull’ambiguità delle due realtà ed il loro capovolgimento logico in termini di immagini: la vera realtà, quella del mondo terreste, è realizzata quasi completamente in computer grafica mente il Matrix è ripreso, per un gran numero di scene, nel mondo ordinario dello spettatore. Il film con questo paradosso ci lancia una sfida spingendoci ad interrogarci sul concetto di realtà stessa all’interno del panorama contemporaneo del 1999. Anche il montaggio fa lo stesso, basando le proprie transizioni in un gioco continuo basato sull’opposta essenza delle due realtà. Usando escamotage ricorrenti, sia visivi che sonori, il montaggio sottolinea la transizione tra le due realtà poste in contrasto, ad esempio: Neo che si sveglia tra una realtà e l’altra, il cibo, la ricorrente immagine del codice sorgente di Matrix, il telefono (che rappresenta un portale tra le due realtà), ed altre. Anche la fotografia rende in termini cromatici questa opposizione lì dove il Matrix è reso paradossalmente attraverso uno spettro di colori molto ampio e realistico il mondo reale è rappresentato da una triste scala di toni basata sui grigi ed i blu.

Il primo film unanimemente riconosciuto come Cyberpunk è Torn (1982) un esperimento decisamente più arcaico e grezzo che poco si intersecava con il panorama sociale, ma già nel 1995 con Strange Days abbiamo una delimitazione dei concetti essenziali del genere e dell’influenza della tecnologia incontrollata sull’esistenza umana. Subito dopo Matrix nel 1999 porta all’estremo questa esperienza nel suo panorama decisamente dispotico ai limiti dell’apocalittico nella sua trilogia che si concluderà nel 2003. Sempre nel 1999 anche Existen Z gioca sul concetto di realtà collegandolo al fenomeno dei videogiochi. Altri film come Il sesto giorno (2000) portano in scena il rapporto tra umani e cloni, estremizzando il concetto di “nuova carne” del Cyberpunk. Sino ad arrivare al 2004 quando Io robot ha assunto la funzione di punto sulla supremazia del Cyberpunk nella fantascienza.

A fare da contraltare definitivo a Matrix arriva Avatar (2010) che rivoluziona l’immaginario stesso del rapporto uomo-tecnologia, portando ad una naturalizzazione di quest’ultima, non più opposta ma innervata in maniera capillare nel tessuto sociale, inglobata nelle esperienze umane. La tecnologia digitale non è più vista negativamente come nell’epoca analogia di Matrix, ossia una potenza incombente, ben visibile e minacciosa, al contrario non si oppone più alla natura ma si integra in essa nel mondo di Pandora.  

Oggi il cyberpunk sembra improvvisamente tornare sul grande e piccolo schermo dei nostri device. Innanzitutto, ci ha sorpreso un inaspettato sequel della trilogia delle sorelle Wachowski che torna a far parlare di sé nel 2021 con Matrix The Resurrection. Tuttavia, difficilmente guardando il film lo si ricollegherebbe ad un ritorno del genere, e quindi ad una riflessione sull’immaginario socio-tecnologico contemporaneo, sembra piuttosto un prodotto creato ad hoc per i nostalgici della saga. A far parlare di nuovo di Cyberpunk, in una chiave decisamente più attuale è stato The Creator (2023). Quest’ultimo è ambientato in un futuro prossimo, il 2065, in cui una potentissima IA creata dal governo degli stati uniti fa esplodere di sua iniziativa una testata nucleare su Los Angeles, facendo iniziare una guerra fredda tra oriente e occidente basata sull’eliminazione e non dell’IA da tutta la terra. L’avvento dell’intelligenza artificiale e la paura per quest’ultima dimostra una nuova paura sociale nei confronti del nuovo panorama digitale, più complesso rispetto quello del 2010 di Avatar e certamente lontanissimo da Matrix, ed il cyberpunk non può che fare ritorno in un orizzonte del tutto nuovo.


Bibliografia e Sitografia:

Enrico Meneghelli, Cyberounk: corpi ibridi e realtà virtuali, consultato il 22/03/24, https://www.nientepopcorn.it/notizie-approfondimenti-cinema/tematici/cinema-cyberpunk.
Ruggero Eugeni, La condizione postmediale. Media, linguaggi e narrazioni, Scholé, 2022.
Westwood Village, Movie Premiére, consultato il 22/03/24, https://thewestwoodvillage.com/events/movie-premieres/.

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