#RomaFF18: Nuovo Olimpo, la recensione del film di Ferzan Özpetek

Nuovo Olimpo, recensione del film di Ferzan Özpetek

Ferzan Özpetek ritorna in sala portando con sé tutta l’intensità delle avventure romantiche dei suoi protagonisti, e un po’ meno Turchia del solito. La storia di Nuovo Olimpo (trailer), presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, ha luogo a Roma in un arco di tempo che va dagli anni Settanta ai giorni nostri e ruota attorno alla storia d’amore tra due ragazzi, Pietro (Andrea Di Luigi) ed Enea (Damiano Gavino). Özpetek si confronta forse per la prima volta con questo tipo di ambientazione e soprattutto con una durata della storia così ampia e, nel farlo, si imbatte nei prevedibili ostacoli che questi due elementi comportano: si pensi all’invecchiamento dei personaggi, che può essere risolto con il trucco o cambiando attore, o alle scenografie. La realizzazione di un racconto simile sembra però aver privato il regista di quella spontaneità e naturalezza che hanno sempre contraddistinto la sua filmografia, facendolo cadere nel classico e in certi punti del film quasi nel banale.

L’incontro dei due protagonisti avviene nella sala del cinema di seconda visione Nuovo Olimpo. Pietro, timido e riservato, si trova momentaneamente a Roma per stare con la madre in ospedale dopo un importante intervento, e nel tempo libero si avventura nella sala del Nuovo Olimpo alla ricerca di risposte che lo riguardano; Enea, più sciolto e disinibito, aspirante regista, conosce benissimo le dinamiche della sala, sia per la sua passione per il cinema sia per gli sguardi che si scambia con gli altri spettatori omosessuali e i rapporti che ne conseguono nei bagni del cinema. Ciò che per Enea è piuttosto facile e scontato non lo è per Pietro, che è alle prime armi e considera i movimenti predatori della sala un oltraggio al romanticismo che va cercando.

La separazione dopo la scoperta di una relazione possibile è inevitabile, i due sono entrambi pieni di dubbi e insicurezze, così ha inizio una rincorsa attraverso il tempo e le relazioni da loro costruite nell’assenza dell’altro: dopo un incidente che li dividerà sia Enea che Pietro non riusciranno infatti a fare i conti con quello che hanno vissuto nei pochi momenti condivisi, tormentati entrambi da una fortissima nostalgia. In questo il film ricalca il “topos” dell’amore omosessuale irrealizzabile e lo fa con la più classica delle sceneggiature. L’incontro, la separazione, la formazione di nuovi legami, gli incidenti fortuiti che riavvicinano i due amanti e infine il ricongiungimento: le tappe ci sono tutte ma il loro susseguirsi risulta prevedibile come in uno schema rigido, al punto da suscitare qualche risata in sala.

Da sempre Özpetek spazia dal comico al drammatico e utilizza il riso per sdrammatizzare le sue storie d’amore nei momenti più critici, tuttavia in Nuovo Olimpo non sembra sfruttare appieno questo meccanismo e suscita la risata anche in momenti che non la richiedono. Ad aggravare questo aspetto è il trucco degli attori nella parte finale in cui devono sembrare invecchiati, trucco che si rivela buffo e a tratti grottesco e non permette allo spettatore di prendere sul serio i personaggi.

Insomma, nonostante il regista riesca come sempre a farci vivere momenti di estrema intensità emotiva, questa volta si percepisce meno la sua firma all’interno del film: sarà per la quasi assenza di riferimenti alla Turchia o forse per l’impostazione classica del racconto, ad ogni modo si sente forte la mancanza dell’inconfondibile cifra stilistica di un regista come Özpetek. La realtà è che una bella storia d’amore non basta più a uno spettatore medio che ne ha viste fin troppe, è necessario trovare nuovi modi per raccontarle e per raccontarsi, abilità che Özpetek ha sempre posseduto ma che sembra aver momentaneamente perso.

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