#RomaFF18: La Storia, la recensione della serie di Francesca Archibugi

La recensione dei primi due episodi della serie La Storia di Francesca Archibugi, presentata in anteprima alla 18esima Festa del Cinema di Roma

Nuovo giorno, nuova proiezione alla 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma. Francesca Archibugi già regista de Il Colibrì, film di apertura della scorsa edizione della Festa, porta per il piccolo schermo la trasposizione del romanzo omonimo di Elsa Morante: La Storia (trailer), prodotta da Rai Fiction.

Fa sempre un certo effetto guardare una serie tv o una fiction, come in questo caso, sullo schermo di una sala cinematografica. Sotto certi aspetti l’esperienza viene amplificata dall’impianto audio della sala e dall’immagine così ricca, dall’altro lato, però, un prodotto nato e concepito per la televisione rischia di far emergere con molta più intensità i difetti e le crepe all’interno dell’opera stessa. La Storia è una fiction ambientata a Roma, in particolare nel quartiere di San Lorenzo, alla fine degli anni Trenta, arrivando temporalmente nel pieno degli anni della Seconda Guerra Mondiale. Qui seguiamo la storia di Ida Ramundo (Jasmine Trinca) e dei suoi due figli, Nino (Francesco Zenga) e Useppe. Ida è una maestra di scuola elementare di origini ebree, vedova dal marito e con un figlio, Nino, sempre più vicino all’ideologia fascista. Il conflitto armato è alle porte; i bombardieri inglesi sorvolano Roma e il cibo scarseggia. Destino crudele, nasce Useppe, figlio concepito a seguito di uno stupro da parte di un giovane soldato tedesco.

Non è possibile fare una considerazione della serie nella sua totalità, poiché sono stati proposti in anteprima solo i primi due episodi. Quindi il nostro giudizio sarà limitato a quelli in particolare. Con la partecipazione all’interno del cast di figure come Valerio Mastandrea o Elio Germano, è ovvia la volontà della produzione di trasparire come molto ricca e attenta al dettaglio, soprattutto nella scelta degli interpreti. Peccato che poi la scrittura non sempre sostenga al meglio gli attori, e infatti il personaggio di Nino in particolare, risulta particolarmente macchinoso, didascalico, ma soprattutto molto fastidioso. Quasi al punto di sperare che finalmente se ne vada in guerra e non torni più. Jasmine Trinca invece difende bene il suo ruolo da protagonista, e regala un’interpretazione più che accettabile per una fiction.

La regia di Archibugi non sorprende, in alcuni punti annoia, ma rimane in linea con un prodotto televisivo medio. Dalle premesse ci si poteva aspettare di più. Il Colibrì non brillò particolarmente agli occhi della critica, ma perlomeno fu apprezzato il taglio registico che venne impresso. Purtroppo, come si accennava sopra, il grande schermo può essere un arma a doppio taglio per le serie tv. In questo caso la bilancia pende in negativo. La Storia ha troppi tempi morti, situazioni viste e riviste, in aggiunta ad una scenografia poverissima e piatta. 2 ore di proiezione si sono sentite tutte, e sicuramente a casa sul divano si sarebbero sentite molto meno.

Senza volersi sbilanciare troppo: La Storia è probabilmente una di quelle fiction che propongono di portare qualcosa di nuovo e fresco, ma che poi si rivelano lo stesso identico brodo che si rifila ogni anno al palinsesto italiano. Non sappiamo come si evolverà la trama negli episodi successivi, e se effettivamente la serie prenda il ritmo, regalando un esperienza quantomeno piacevole per coloro che si imbatteranno nella sua visione. Non ci si aspetti una trasposizione cinematografica come quella del 1986 firmata Luigi Comencini, perché la delusione sarebbe troppo grande.

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