#RomaFF18: L’impero della Natura. Una notte al Parco del Colosseo, la recensione del film di Luca Lancise e Marco Gentili

L'impero della natura: il documentario presentato alla Festa del cinema di Roma

L’impero della Natura.Una notte al Parco del Colosseo è un docufilm presentato alla Festa del cinema di Roma nella categoria Special screenings. La regia è affidata a Luca Lancise e Marco Gentili, che ci guidano all’esplorazione di una dimensione nascosta e magica delle rovine romane del Colosseo e del Foro romano. Se di giorno questi luoghi splendono della memoria storica e a fruirne sembra esserne soltanto una specie, la nostra, al calar della notte, invece, le opere romane vengono come restituite ad una realtà altra. Si tratta della ricchissima fauna, composta da diversi e inaspettati abitanti, invisibili o perfettamente mimetizzati con l’ambiente.

Ecco dunque che andiamo alla scoperta dei rapaci notturni, del riccio o del rospo smeraldino, che trova dimora nelle antiche fontane delle Vestali. Ma ben presto, la ricerca comincia a sbalordire: chi avrebbe mai detto che nel sottosuolo del Foro romano vivesse una millenaria colonia di granchi, l’unica specie di acqua dolce di tutto il territorio italiano? Che dire invece del coleottero più grande d’Italia, che per anni trascorre la propria vita all’interno della corteccia dei cedri, per poi uscire di notte allo scoperto, soltanto nella fase finale della sua vita, per condurre un’esistenza elusiva e solitaria?

Oltre alle osservazioni notturne, il documentario esplora anche la fauna diurna, caratterizzata da diversi rapaci (fra cui spicca l’ormai caratteristico Falco pellegrino) e altre specie a cui forse non prestiamo più attenzione, ma che tuttavia nascondono dei comportamenti davvero unici. Si pensi al gabbiano soprannominato Emilio che durante un periodo di tracciamento mediante GPS ha ben pensato di sposarsi da Roma fino in Svizzera, attraversando le Alpi, facendo ritorno nella capitale italiana e ripetendo più volte il viaggio.

Il documentario si concentra anche su un aspetto centrale per la fauna locale: l’impatto dell’uomo e della crisi climatica. Da un lato si pone l’attenzione su fatti misurabili come il danno provocato dall’improvviso aumento della popolazione della Vespa orientalis, che minaccia la sopravvivenza delle api. Dall’altro vi è una vocazione a proporre una riflessione più estesa e moralmente orientata: a tal proposito si alternano racconti delle comunità religiose che abitano le aree archeologiche in considerazione. La natura insegna come il potere dell’uomo non è che uno stato transitorio: che si tratti del passaggio da una giornata ghermita da turisti a una notte silenziosa ma ricca di vita, o al futuro minaccioso che incombe sull’umanità, ma non sulla sopravvivenza della natura stessa, essa riafferma il proprio primato sull’individuo e sulle illusioni che l’uomo pensa di poter tutelare.

Il documentario, oltre a proporre un interessante contributo che ci aiuta a comprendere maggiormente la preziosità dei siti, ha il pregio di intrattenere piacevolmente il pubblico e restituire più volte stupore. Un particolare merito va alle guide, ai ricercatori e soprattutto ai due giovani studiosi che guidano la narrazione in prima persona alla scoperta di mondi e creature nascoste.

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