#RomaFF18: Holiday, la recensione del film di Edoardo Gabbriellini

Holiday, la recensione del film

Un hotel fa da sfondo ad un delitto. Due corpi vengono ritrovati nella piscina. Un uomo e una donna, che sembrano essere stati colti sul fatto. Holiday (trailer), diretto da Edoardo Gabbriellini e presentato nel Concorso Progressive alla Festa del Cinema di Roma, ruota intorno ad un omicidio e alle conseguenze che lo stesso ha sulla vita di una ragazza di venti anni.

Veronica (Margherita Corradi), dopo essere stata accusata dell’omicidio di sua madre (Francesca Maselli) e del suo amante (Alessio Raffaghelli), e dopo aver scontato due anni di galera, viene dichiarata innocente e riconquista la libertà. Tornare alla normalità non sarà semplice, ma ad aiutarla ci sarà l’amica Giada (Giorgia Frank), sua complice e fidata compagna di vita. La protagonista, arrancando, cercherà di riprendere in mano la sua esistenza e tenterà di godersi la giovinezza che fino ad allora le è stata negata. 

Fin da subito Veronica ci viene presentata come un personaggio tormentato, una giovane adulta in difficoltà con sé stessa che cerca di evadere dai propri demoni interiori. Non assistiamo ad una sua vera e propria caratterizzazione, però. Per la maggior parte del film, infatti, la protagonista risulta piuttosto passiva, la vediamo accogliere gli eventi con uno sguardo triste e lasciarsi trasportare irrimediabilmente da questi. Non risulta facile, dunque, comprenderla, trovare un filo conduttore che ci permetta di intuire parte della sua psicologia. Veronica è davvero innocente come vuole far credere? Per tutto l’arco del film lo spettatore non può che farsi questa domanda, ma, considerato che della protagonista arriva a sapere ben poco, non può che assumere lo stesso atteggiamento della giovane ventenne: lasciarsi travolgere passivamente da una storia.

Un tema interessante che è stato tracciato è quello del peso mediatico che un crimine di questo tipo, e il suo relativo processo, hanno in una società iper-connessa come la nostra. Veronica viene travolta da meme inquisitori, il web parla di lei, qualunque persona si sente libera, e quasi in diritto, di esprimere la propria opinione su questo crimine, e di postarla. La protagonista viene più volte ripresa e fotografata, e foto e video vengono continuamente fatti circolare. Tutto è alla portata di tutti. E anche se la giovane donna è stata scagionata, continua, agli occhi di molti, ad essere colei che ha ucciso crudelmente la madre e il suo compagno. Finito il processo in tribunale per Veronica arriva il momento di affrontarne uno più doloroso: quello impostole dagli spettatori della sua vita. 

Il film si delinea come un noir. Vediamo un susseguirsi di flashback che ci riportano alla vita passata della protagonista, in alternanza ad immagini del presente. Vediamo parte del processo, le dichiarazioni delle persone vicine all’imputata. Eppure, tutto ci sembra estremamente uguale. Non assistiamo ad un’evoluzione effettiva dei personaggi, il tempo sembra come essersi congelato la notte dell’omicidio. E anche quando una conclusione sembra tracciarsi, non fa che aprire nuovamente dei dubbi.

La sensazione che si ha alla fine di Holiday è che il regista voglia negare allo spettatore il potere che chiunque nella vita di Veronica si prende, quello di giudicare. Non è facile uscire dalla sala con le idee chiare riguardo ai personaggi, allo snodo narrativo ed in generale ad alcune scelte registiche che sono state effettuate. Una mossa intenzionalmente voluta? O semplicemente una difficoltà nell’avvolgere e riavvolgere le fila di questa storia?  

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.