#RomaFF18: Fingernails, la recensione del film di Christos Nikou

Fingernails recensione

È stato presentato nella sezione Grand Public alla 18ᵃ edizione della Festa del Cinema di Roma il nuovo film del regista greco Christos Nikou, Fingernails (trailer), segnando il suo debutto in lingua inglese. Facendo una commistione tra genere fantascientifico e romantico, il film tesse un racconto sulle relazioni umane, su come queste nascano, si sviluppino ed evolvano, in un’epoca in cui le nostre vite sono tremendamente influenzate dalla tecnologia.

In una Toronto di un futuro indefinito, c’è un nuovo metodo scientifico per determinare se due persone abbiano affinità o meno. Dimentichiamoci il m’ama-non m’ama con i petali delle margherite, i test online o le app d’incontri che tentano di proporci il partner più simile ai nostri interessi: nel futuro immaginato da Christos Nikou basta un’unghia per capire se abbiamo trovato la persona giusta per noi. Da anni, infatti, coppie di ogni tipo si rivolgono all’Istituto dell’Amore, struttura che si occupa di guidare i partner alla scoperta e al rinforzo dei propri rapporti, per poi asportare le loro unghie e farle consultare ad un misterioso macchinario, in grado di determinare la percentuale di attrazione. È ciò a cui si sono sottoposti anche i protagonisti della pellicola, Anna (Jessie Buckley) e Ryan (Jeremy Allen White), risultando positivi entrambi al “vero amore”. Ma la sicurezza data dalla conferma del test comincia a vacillare dopo qualche anno, soprattutto quando Anna, iniziando a lavorare proprio all’Istituto, viene affiancata da un nuovo interessante collega, Amir (Riz Ahmed).

Prendendo spunto dalla maniera in cui le persone si rapportano attraverso gli schermi dei propri smartphone, nello scorrere sulle app a destra o sinistra con le dita finché non sono soddisfatte e convinte, Nikou muove apertamente una critica al modo in cui la tecnologia si è radicata nelle nostre vite private, tanto da farci credere di essere liberi di poter scegliere cosa sia giusto per noi, arrivando addirittura alla scelta del partner. Il regista greco porta all’estremo questa situazione mostrando coppie che, a seguito di test negativi, si convincono ciecamente di non essere destinate ad una vita insieme, oppure, al contrario, coppie che tirano un sospiro di sollievo dopo aver ricevuto la conferma di essere innamorate. Ma si può veramente considerare amore il risultato di un test, un certificato o un anello al dito? Come ripetuto dallo stesso regista e anche dalla protagonista del film, l’amore è qualcosa che va coltivato giorno dopo giorno, imparando a vicenda e crescendo insieme. I “pezzi di carta” non bastano per evitare di precipitare nella noia della routine e di sentirsi soli all’interno della propria relazione.

Ma perché proprio le unghie? Nonostante il funzionamento del macchinario non sia mai spiegato nel corso della narrazione, l’idea di Nikou viene proprio da studi scientifici che hanno riscontrato nelle macchie bianche delle unghie i primi segnali di problemi al cuore. Dunque, ecco spiegato il motivo del titolo e dello strapparle via, anche se solitamente più accostato alle pratiche di tortura nell’immaginario comune, piuttosto che all’amore.

La pellicola, tuttavia, nonostante la premessa interessante, fa fatica a svilupparsi per gran parte del film, risultando in certi casi troppo ripetitiva e allontanandosi progressivamente dal fulcro della storia. La sceneggiatura, scritta a sei mani dallo stesso Nikou insieme a Sam Steiner e Stavros Raptis (quest’ultimo già collaudato nel precedente debutto con Apples), lascia aperti molti interrogativi, chiudendo il film con una troncatura decisamente troppo netta. Inoltre, l’ossessiva asportazione di unghie nel corso del film non viene supportata da motivazioni narrative in grado di giustificare il ripetersi così tante volte di tale pratica fastidiosa, divenendo ben presto stancante e forse, a questo punto, anche non necessaria. In questo senso, la commistione di generi tra il fantascientifico e il dramedy, contrasta particolarmente con l’aspetto più cruento ma centrale della pellicola.

Sebbene i difetti siano evidenti, Fingernails può comunque essere considerato un’originale romcom da guardare in compagnia senza troppe aspettative. A supporto c’è sicuramente un cast ricco di talento (avevamo già visto Jessie Buckley in Men, Riz Ahmed in Sound of Metal e Jeremy Allen White nella recentissima serie The Bear) che funziona particolarmente nel suscitare curiosità verso il prodotto.

Privo di distribuzione cinematografica, il film arriverà il 3 novembre direttamente in streaming su Apple TV+.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.