Passages, la recensione: un atipico ménage à trois

Passages, la recensione del film di Ira Sachs

Il film inizia con uno sfondo nero. Sentiamo in sottofondo dei suoni, delle voci. Una contraddizione, considerato che sulle prime i personaggi sembrano vittime di un’incomunicabilità verbale generale. I momenti di maggiore significato sono contornati da corpi, sguardi, che si muovono in silenzio.

Tomas (Franz Rogowski già protagonista in Disco Boy e Great Freedom), Martin (Ben Whishaw) e Agathe (Adèle Exarchopoulos) sono i protagonisti di una storia che non risparmia profonde riflessioni sulla volubile natura dell’essere umano. I primi due sono coniugi, conducono una vita tranquilla, portano avanti quella che appare come una rassicurante routine. La monotonia del loro matrimonio comincia a sfilacciarsi quando Tomas incontra Agathe, un’insegnante che lo porta a sperimentare un rapporto eterosessuale. L’uomo comincerà ad essere schiavo di un tipo di passione travolgente che sembrava averlo oramai abbandonato, arrivando a mettere in discussione quella che fino a poco prima era la sua quotidianità. Un continuo tira e molla interesserà i tre protagonisti in un appassionante ed a tratti frustrante triangolo amoroso.

Passages (trailer), diretto da Ira Sachs e scritto dallo stesso in collaborazione con Mauricio Zacharias, è un film sulla fatuità delle relazioni, sull’irruenza della passione, sulla fragilità della natura umana. È un film che riesce a scavare nel profondo e a portare a galla i drammi dell’uomo moderno che non sa da che parte iniziare per costruire sé stesso. Indubbiamente non si fa fatica a riconoscere l’abilità con cui sono state create situazioni, protagonisti, in cui è facile rivedersi almeno in parte.

Il film lo si potrebbe definire Tomas-centrico. La narrazione, lo scatenarsi degli eventi, ruotano intorno al personaggio di Tomas. Il protagonista dei protagonisti.  È lui che determina l’evolversi della storia. Modella Martin e Agathe come da regista dirige gli attori sui suoi set. Gli altri due protagonisti sono definiti in base alle azioni che compiono per Tomas, con Tomas e a causa di Tomas. Il loro non essere pienamente approfonditi non fa che incrementare la sensazione che Tomas, da buon narcisista, detenga il potere sulle loro vite come sull’intero film. È proprio Agathe che, ad un certo punto, afferma: «Io in mezzo a voi scomparirei e non credo di esserne capace». Consapevole di essere oggetto di desiderio, fantoccio alimentato dalle volontà del protagonista. 

Passages, la recensione del film di Ira Sachs

L’elemento erotico nel film è di fondamentale importanza, una componente che lo caratterizza. Capiamo molto dei rapporti umani che intessano i personaggi concentrandoci anche solo semplicemente sulle posizioni che assumono i loro corpi durante i rapporti sessuali. Dettagli riportati fedelmente da una camera a mano che insiste, a tratti delicatamente, a tratti con decisione, sulle figure dei protagonisti. È interessante notare come il sesso diventi ad un certo punto elemento di caratterizzazione degli stessi personaggi, ingrediente narrativo che li smuove. Sesso abitudinario che riporta ad una serena routine, sesso come ricatto emotivo, sesso che si abbandona ad una travolgente passione.

Tomas lo si potrebbe definire un Don Chisciotte moderno, vaga alla ricerca di sé stesso, fallendo miseramente la maggior parte del tempo. Questa sua frenesia di passare da Martin ad Agathe, e di nuovo da Agathe a Martin, colma temporaneamente un vuoto esistenziale che altrimenti lo divorerebbe. Sarà proprio lui ad affermare, riferendosi ad uno dei personaggi: «Rendimi bello». Mettendo nell’altro il potere di definirlo, colorarlo, colmarlo. Riesce ad osservarsi solo negli occhi degli altri, negli sguardi di coloro che lo adorano. In questo suo vagare, il protagonista, si dimostra terribilmente egoista. È come se per creare la propria identità rubasse pezzetti da quelli che lo circondano, lasciandoli stremati. E quando se ne va, lascia intorno a sé stesso un campo minato.

Passages a primo impatto lo si potrebbe definire un film sulle varie sfaccettature dell’amore. Amore annoiato, amore passionale, amore abitudinario. Anche se, guardandolo con un po’ di attenzione in più, salta all’occhio che la relazione con l’altro passa in secondo piano. Passages è un film che segna l’importanza della relazione con sé stessi in primis per potersi poi rapportare con gli altri. Il silenzio, la disperazione che prova Tomas negli istanti in cui rimane da solo ci fa capire che la sua vera intima natura viene fuori e comincia a delinearsi solo nei momenti di forzata solitudine.

Passages è in sala dal 17 agosto.

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