Mare fuori, la recensione della quarta stagione su RaiPlay

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La tanto attesa quarta stagione della nota serie televisiva Mare fuori è finalmente approdata sulla piattaforma RaiPlay. La nuova serie, composta da 14 episodi totali, è anche in onda su Rai 2.

Mare fuori, nota a tutto il pubblico italiano, è la serie televisiva ideata da Cristina Farina e prodotta da Rai Fiction. Diretta da Ivan Silvestrini, la prima stagione è stata distribuita nel 2020. Conosciuta a livello internazionale con il titolo The Sea Beyond, la serie vede protagonisti un gruppo di giovani ragazzi detenuti in un immaginario IPM di Napoli. Il luogo di detenzione prende proprio spunto dal carcere di Nisida, conosciuta casa di rieducazione. Il cast della precedente stagione si riconferma, con alcune new entry che daranno inizio a nuovi racconti (Angelo interpretato da Luca Varone e Alina interpretata da Yeva Sai).

Il penitenziario minorile di Mare fuori accoglie al suo interno storie tragiche ed ingiuste di alcuni ragazzi nati dalla “parte sbagliata” di Napoli. Questi giovani devono fare i conti con le loro situazioni familiari ed economiche che non consentono loro di vivere l’adolescenza con spensieratezza. Protagonisti di questa quarta stagione sono Carmine Di Salvo (Massimiliano Caiazzo), Rosa Ricci (Maria Esposito) e la loro storia d’amore, nata nella stagione precedente. Ostacolati dalle famiglie, camorristi appartenenti a due clan differenti, i due innamorati cercheranno in tutti i modi di vivere il loro amore. I genitori, eterni rivali, tenteranno a qualsiasi costo di dividere la coppia, impedendo loro di crearsi un futuro insieme. Il sofferente dramma d’amore tra Rosa e Carmine fa da cornice a una numerosa serie di situazioni altrettanto complicate: il difficile rapporto fraterno tra Micciarella (Giuseppe Pirozzi) e Cucciolo (Francesco Panarella), la travagliata relazione d’amore tra Kubra (Kyshan Wiilson) e Pino (Artem), l’infelice sviluppo della vicenda tra Edoardo (Matteo Paolillo), Carmela (Giovanna Sannino) e Teresa (Ludovica Coscione), il crudele accadimento dello stupro subito da Consuelo (Desirée Popper).

La città di Napoli fa da sfondo alle tragiche vicende dei ragazzi. Luoghi, scorci, paesaggi che i protagonisti riempiono con le loro disavventure. In questa quarta stagione i giovani detenuti prendono coscienza delle loro situazioni. Ormai quasi tutti maggiorenni, sono pronti a voltare pagina e ad andare avanti. A muovere i protagonisti è proprio un’irrefrenabile necessità di costruire il loro futuro. È giunto il momento di una crescita personale che implica un cambiamento inevitabile. I protagonisti si armano di coraggio e decidono verso quale direzione orientare le loro esistenze.

Mare fuori 4, la recensione della serie tv

Una stagione importante, dal finale aperto, che lascia sospese molte situazioni. Una storia che pone all’attenzione del pubblico una Napoli che non fa sconti a nessuno. La disoccupazione, la mancanza di opportunità educative, la presenza di reti criminali e l’influenza di fattori sociali e familiari costringono i ragazzi ad entrare in questo sistema “malato”, dal quale hanno difficoltà ad uscire. La criminalità giovanile a Napoli rappresenta una realtà molto complessa; questo quarto capitolo si concentra proprio sulla possibilità dei ragazzi di costruirsi un futuro stabile e promettente.

Il futuro, un territorio per loro ancora inesplorato, diventa una certezza concreta: una tela bianca su cui dipingere speranze, ambizioni e paure. Bloccati in quel “sistema”, il futuro diventa per i giovani protagonisti un faro che li guida attraverso nuove scelte e sfide da affrontare. Come dichiarato dallo stesso regista: «Mare fuori 4 guarda oltre le sbarre». Per i ragazzi si aprono nuove possibilità, che ognuno di loro accoglierà in diverso modo. Dalle finestre sbarrate del penitenziario minorile i giovani vedono il mare, per loro un simbolo di libertà e di vita. Proprio in questo capitolo i protagonisti decidono di guardare oltre quelle sbarre, oltre quelle mura.

Mare fuori 4 mette in risalto paure e emozioni dei protagonisti. Le colonne sonore, ormai conosciute a tutti, di Stefano Lentini permettono, come nelle precedenti stagioni, l’evocazione di sensazioni e stati d’animo, arricchendo le scene drammatiche. Nonostante i pareri contrastanti della critica e del pubblico, la bravura di alcuni attori è fondamentale affinché si creino meccanismi di identificazione con lo spettatore. La recitazione sovraccarica dei protagonisti risulta, però, ai limiti della teatralità. Ivan Silvestrini asseconda i gesti, le parole e i movimenti marcati degli attori insistendo molto sui primi piani e sugli sguardi.

Questo quarto capitolo risulta un’evoluzione, una crescita psicologica dei ragazzi dell’IPM. I protagonisti, da ragazzi, diventano adulti, consapevoli dei propri errori cercano in tutti i modi di porvi rimedio per crearsi un futuro alternativo. La morale di questa stagione è ben chiara: per migliorare bisogna cambiare, cogliere ogni occasione e ogni opportunità. È proprio questo il messaggio che vogliono trasmettere gli autori, mostrandoci la difficoltà di questi giovani detenuti nel tentare di uscire da quel sistema.

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