Les Amandiers, la recensione: in bilico tra palcoscenico e vita vera

Les Amandiers (trailer), il film diretto da Valeria Bruni Tedeschi, in concorso a Cannes, è un intenso viaggio, in parte autobiografico, di dodici promettenti attori nella prestigiosa scuola di recitazione francese, Les Amandiers, diretta da Patrice Chéreau (Louis Garrel) e Pierre Romans (Micha Lescot). Siamo alla fine degli anni ’80, l’epoca dell’amore libero in tutte le sue forme, ma anche gli anni dell’AIDS e quindi della paura e del disorientamento che questo portava con sé, specialmente tra i giovani. Ed è proprio la gioventù il tema principe della pellicola, “l’eterna gioventù”, e la ricerca di un senso, di uno scopo. 

Stella (Nadia Tereszkiewicz), Etienne (Sofianne Bennacer), Adèle (Clara Bretheau) e gli altri ragazzi della scuola vengono travolti da un turbine di passione, di amore ma anche di grandi tragedie. Si confrontano con la dipendenza, con la rabbia e si mettono completamente a nudo sul palcoscenico, costantemente in bilico tra la recitazione e la vita vera. Il loro è un percorso vitale e vitalizzante: sono giovani spensierati, ma anche pieni di paura. Temono la morte, ma hanno anche paura di vivere, di crescere, del tempo che passa. Il film è esattamente al centro tra la commedia e la tragedia: un contrasto che lo rende estremamente vero, perché la vita vera è quell’equilibrio perfetto, tra la leggerezza e la profondità, tra l’umorismo e la serietà, tra il divertimento e la tristezza. Gli attori smettono di recitare e semplicemente vivono, ridono, piangono, cadono e si rialzano. 

Les Amandiers è perfettamente fedele a quel principio di verità che viene insegnato nelle più grandi scuole di recitazione, anche nella scuola dove Valeria Bruni Tedeschi ha studiato negli anni ’80 e da cui prende ispirazione per la scrittura del film. Ritrae i suoi grandi maestri, ma senza risparmiarli: i loro vizi e le loro debolezze ne fanno personaggi a 360°, estremamente umani. Louis Garrel, dimostra ancora una volta la sua intensità e grande sensibilità nell’interpretare il grande maestro e la sua dipendenza dalla droga, le relazioni con i ragazzi, il suo genio incontrollabile.

Les Amandiers, Forever Young recensione

I giovani attori affrontano nel film il senso della vergogna, le loro poche certezze e le loro numerose insicurezze, si ritrovano in dodici nella scuola di recitazione più ambita della Francia e quello che vedevano come un sogno, si rivela essere un percorso tortuoso e difficile, perché così è la vita. La regista e le sceneggiatrici, Noémie Lvovsky e Agnès de Sacy, riescono a portare sulla scena i sentimenti veri della gioventù più sfrenata e il mondo controverso dello spettacolo, rispettando quelli che sono i sentimenti umani e le loro stesse esperienze.

Eccentrici, egocentrici, nervosi, folli e vitali sono i personaggi di Les Amandiers. Sono degli attori e dei ragazzi che vivono recitando e recitano vivendo e se nella prima parte del film sono spensierati e leggeri come piume, nella seconda parte affrontano la loro personale tragedia e sono costretti a crescere e a fare i conti con la realtà che sta al di là del loro palcoscenico. Una moglie e dei figli, l’AIDS, la droga, scoprono l’uomo che sta dietro il maestro, la sessualità e il pubblico vero.

Les Amandiers è un film spontaneo e senza freni, forse il migliore di Valeria Bruni Tedeschi, che con uno stile quasi documentaristico ci porta a scoprire emozioni che sembrano appartenerci, rendendoci spettatori di vite vere, di drammi e di tragedie di anime estremamente fragili. 

Il film sarà al cinema dal 1° dicembre.

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