Blackout Love, la recensione del film disponibile su Amazon Prime Video

Blackout Love recensione film Amazon Prime Video DassCinemag

Quale possa essere il prezzo da pagare per un amore binario, una lotteria che non conosce altri verdetti se non quelli di vinti o vincitori, è un interrogativo che Valeria (Anna Foglietta) si pone spesso all’inizio del suo viaggio di crescita e in questa logica tirannica di “mors tua vita mea” prova ad aggrapparsi a una serie di relazioni occasionali, senza però affezionarsi mai. Allenatrice di una squadra femminile di pallavolo, dispensa alle sue ragazze consigli su come comportarsi in amore per essere davvero indipendenti e non sottostare mai ai loro fidanzati.

Tutto va secondo i piani nella vita di Valeria; almeno fino al giorno in cui sarà costretta a prendersi cura del suo ex Marco (Alessandro Tedeschi), movente delle crisi e delle mancanze della protagonista, il quale ripiomba nella sua vita dopo una commozione celebrale che di fatto gli ha interrotto la memoria. Questa convivenza forzata spinge Valeria ad architettare una subdola vendetta degna di una vera Dark Lady, anche se in realtà le cose si riveleranno ben più complicate del previsto.

Opera prima di Francesca Marino prodotta da Matteo Rovere e distribuita su Amazon Prime Video, Blackout Love è l’esplorazione di una distanza, un romanzo di formazione sapientemente incastonato nei codici della Rom-Com, in cui dalla regia si intravede la volontà di rovesciare i canoni cinematografici di genere: la donna è l’agente attivo, nelle relazioni amorose come nella storia. Stavolta è l’uomo a rappresentare l’alterità, l’oggetto erotico di uno sguardo femminile accentratore, talvolta magnetico. Il personaggio di Marco è il simbolo di una mascolinità passiva nel film: il suo riposo forzato dopo la commozione celebrale e l’interruzione della memoria fanno sì che il compito di caricarsi sulle spalle lo sviluppo narrativo sia totalmente affidato alle donne, a Valeria e alla sua ormai ex suocera Rosemary (Anna Bonaiuto).

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 In Blackout Love il soggetto femminile è il governante accreditato di una diegesi che si plasma in virtù delle sue azioni e reazioni. Anche la macchina da presa non nasconde la sua ostinata vicinanza al personaggio di Valeria: la osserva e la segue mantenendo una voyeuristica distanza di sicurezza per coglierne ogni vibrazione. Tuttavia, è proprio in virtù di questa prossimità che prende piede un’affascinante dicotomia dello sguardo: la donna è colei che guarda ed è guardata. Se da un lato Valeria detiene il controllo visivo rispetto ai suoi amanti e a Marco, dall’altra è essa stessa l’oggetto feticcio per lo spettatore.

E allora la protagonista nel film scopre sempre di più di avere un’indipendenza illusoria, di essere comunque vincolata ai sentimenti verso l’altro maschile. Il riavvicinamento con Marco la metterà di fronte a tutte le sue fragilità di donna irrisolta, consapevole solo alla fine di aver ricercato invano nei rapporti occasionali delle citazioni sbiadite di una storia d’amore ormai lontana, rammenti opachi di un’età straniera. Crescere, per Valeria, significa mettere in discussione la sua nozione colonialista dell’amore, allontanarsi per un attimo da se stessa e dai suoi scheletri nell’armadio per tendere l’orecchio alle zone buie di Marco.

A conferire magnetismo alla protagonista è senza dubbio l’interpretazione di Anna Foglietta, un’attrice camaleontica, capace di dare spessore a un personaggio il quale, seppure ben scritto, rischia di essere penalizzato da un esordio tutt’altro che eccelso dal punto di vista della credibilità degli eventi. Il trampolino di lancio delle vicende, cioè il fatto che a Valeria venga fortemente consigliato dai medici di tornare a vivere col suo ex per non procurargli dei traumi (la memoria di Marco è ferma a un anno prima, quando era ancora fidanzato con Valeria), è un espediente troppo semplicistico per essere avvisaglia di peripezie.

A pagarne le spese è chiaramente la commedia stessa, che si riscatta in parte grazie alle ottime interpretazioni, la riflessione sugli stereotipi di genere e una colonna sonora particolarmente suggestiva. Ma Blackout Love non si distingue solo per il lavoro sulla riscrittura delle identità di genere; è piuttosto la testimonianza di un rovesciamento prospettico per cui Il torto e la ragione sono bagagli a mano biunivoci nella coppia quando una storia finisce e l’amore più che un terno a lotto è un pluralismo di opportunità.

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