Io sono tuo padre, la recensione: il film che riesuma una memoria dimenticata

Io sono tuo padre (trailer) è la storia di un padre ed un figlio senegalesi, entrambi pastori, la cui vita viene sconvolta dalla Prima Guerra Mondiale: i protagonisti sono rapiti e costretti a combattere in trincea per l’esercito francese. Bakary (Omar Sy) e Thierno (Alassane Diong), sradicati dalla loro terra e costretti ad affrontare una realtà quanto più lontana dalla loro vita pastorale, dovranno incontrare le atrocità della guerra e la sconsideratezza dell’uomo bianco che li dirige verso missioni suicide. Non solo, Bakary e Thierno si confrontano con le loro differenze caratteriali: Bakary, saggio padre legato al valore e alla tutela della propria famiglia, non perde mai di vista la giusta causa, ossia rifiutarsi di combattere, scappare dalla guerra e ritornare in Africa; Thierno, d’altro canto, ancora giovane e suscettibile, si lascia via via assoggettare dall’alienazione della guerra e dal fascino del potere. Il conflitto della storia troverà il suo apice nel momento in cui Thierno verrà eletto caporale: il figlio dovrà comandare non soltanto i suoi simili, ma anche il proprio padre.

Il film, presentato a Cannes 2022, nasce dall’incontro del regista Mathieu Vadepied con Omar Sy, durante le riprese di Quasi amici. In quest’ultimo film, infatti, Vadepied, che era direttore della fotografia, parlò all’attore francese di un progetto nato dalla morte, nel 1998, dell’ultimo soldato senegalese arruolato nell’esercito francese. Omar Sy si interessò all’idea e si propose per ricoprire il ruolo del figlio. Tuttavia, né l’attore né il regista erano ancora affermati: il progetto non vede la luce fino al 2021, quando iniziano le riprese. Essendo passato molto tempo, Sy sceglie la parte del padre e diventa anche il produttore del film.

La storia, inoltre, trae ispirazione da un interrogativo del regista: sotto l’Arco di Trionfo a Parigi si trova la tomba del Milite Ignoto. Si tratta di un monumento simbolico che rappresenta tutti coloro che sono morti in un conflitto senza mai essere stati identificati, una commemorazione che si è diffusa dopo la Grande Guerra. Il regista si chiede: e se quelle spoglie fossero di un soldato africano reclutato con la forza in una colonia francese? Probabilmente la domanda rimarrà aperta per sempre, ma fa nascere una coscienza morale e storica utile ad una comprensione più autentica di eventi realmente accaduti e spesso caduti nell’oblio. È proprio in questa vocazione che risiede il pregio del film: ricostruire una memoria storica dimenticata, disseppellire e riesumare una realtà che dia voce a chi, la voce, non ha mai avuto la possibilità di esercitarla.

Omar Sy e l’esordiente Alassane Diong restituiscono una recitazione coinvolgente e limpida, che testimonia il forte interesse e coinvolgimento personale che gli attori provano per la storia narrata e gli eventi realmente accaduti. In particolare, va sottolineata l’ormai collaudata capacità di Sy di saper spaziare da generi molto diversi fra loro: dal tono comico di Quasi amici a quello intrigante e ricco di azione della serie Netflix Lupin. È con Io sono tuo padre che l’attore manifesta con maggiore enfasi il suo impegno politico e sociale, restituendo, anche in un film tragico che sembra quasi richiamare Orizzonti di gloria di Kubrick, una performance perfettamente coerente.

Il film è nelle sale dal 24 Agosto

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