Io sono Babbo Natale, la recensione: l’ultimo dolce ricordo di Gigi Proietti

Io sono Babbo Natale recensione film DassCinemag

Arriva al cinema Io sono Babbo Natale (trailer), il film diretto da Edoardo Falcone che vede protagonista la coppia formata da Marco Giallini e dal grande Gigi Proietti, il primo nei panni di un ex detenuto che vuole tentare di ritornare sulla retta via e il secondo nei panni di quella creatura tra sogno e realtà che è Babbo Natale e che non poteva avere interprete migliore di Gigi Proietti.

Il tono leggero della commedia contribuisce a veicolare meglio dei messaggi comunque importanti che sono inseriti all’interno del film. Ettore (Marco Giallini), dopo l’esperienza in carcere, si ritrova completamente solo, senza la compagna Laura (Barbara Ronchi), che intanto ha continuato la sua vita insieme a Luciano (Daniele Pecci), e soprattutto senza sua figlia Alice che Ettore aveva abbandonato quasi appena nata. Quando però tutto sembra essere perduto ed Ettore sembra dunque condannato a non sperare in un futuro migliore, compare nella sua vita un signore anziano elegante, distinto e dal cuore buono, Nicola (Gigi Proietti).

I due cominciano a conoscersi e a frequentarsi in una maniera assai rocambolesca ed è proprio nelle fasi iniziali di quella che poi diventerà una profondissima amicizia emerge una forte sintonia tra i due attori ed è evidente soprattutto la naturalezza con cui Proietti interpreta il suo personaggio che fa sembrare le scene tra i due quasi improvvisate, in particolar modo quelle in cui è Proietti a prendersi giustamente la scena. Dietro le risate, però, si sviluppa una relazione molto stretta, simile al legame che c’è tra un padre e un figlio o al rapporto che si instaura tra un maestro ed un allievo. Tuttavia, non mancano scene in cui tutto sembra andare per il verso sbagliato ed è proprio in quei momenti che si compie definitivamente il percorso di salvezza dell’anima di Ettore che comprende quali sono i veri valori della vita.

Un percorso che si completa proprio con la fine del lungometraggio, una fine che manda un messaggio significativo non tanto per i bambini che conoscono già il segreto di Babbo Natale, ma è un messaggio che si rivela importante per tutti quegli adulti che si sono inariditi e che non riescono più a vedere quello stesso Babbo Natale che vedevano da bambini. Solo chi dentro è rimasto un bambino può vedere quel signore con la barba bianca, il vestito rosso e il cappello guidare una slitta trainata da renne: Ettore ci riusciva perché in fondo è sempre rimasto quel bambino che da grande avrebbe voluto prendere proprio il posto di Santa Claus e se ce l’ha fatta lui ce la possono fare tutti.

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