#UFFF2: La linea del terminatore, recensione del cortometraggio di Gabriele Biasi

La linea del terminatore è la storia di una separazione che parte da una ricerca di storie di migranti e immagini d'archivio.

La linea del terminatore (trailer) è un cortometraggio di Gabriele Biasi, classe 1994. L’espressione cui fa riferimento il titolo è stata presa in prestito dalla terminologia astronomica e indica una linea ideale di separazione tra l’illuminazione del giorno e quella della notte.

Il regista, terminato Le crisalidi – un lavoro dal carattere più personale e autobiografico -, sentiva la necessità di mettersi alla prova con un progetto che si discostasse dal suo vissuto. Ai fini della realizzazione del cortometraggio, la ricerca partì da due archivi: uno spaziale e dal progetto DiMMI afferente all’Archivio Diaristico di Piave di Santo Stefano, che raccoglieva le testimonianze di storie di migranti. Durante queste ricerche, il regista conosce Fernanda Gonzalez – con la quale Biasi collaborerà per la scrittura del monologo e successivamente presterà corpo e voce per la narrazione.

Le immagini di repertorio spaziale – termine che, utilizzando un vocabolario gergale, potremmo utilizzare anche per aggettivare la bellezza delle immagini mostrate e la fotografia! – s’intrecciano con immagini provenienti direttamente dalla vita privata della donna. Anche lei, infatti, ha compiuto un viaggio: da Buenos Aires all’Italia. E chi, meglio di una persona che ha provato cosa vuol dire lasciare i propri cari e partire, può ritrovarsi in una storia come questa.

Le telefonate di prova lunghe un’ora, durante le quali Fernanda fingeva di parlare ad un’amica, hanno permesso al regista di individuare le tematiche portanti della narrazione. Ed eccoci qui: Fernanda decide di partire, ma questa volta vuole cambiare pianeta. Vuole prendere le distanze da situazioni nelle quali non riesce a sentirci compresa, non riesce a comunicare. Ciò comporta, però, prendere le distanze dalle persone care.

È proprio la separazione la tematica che emerge di più dalle parole del lungo monologo in voice over che la protagonista pronuncia, cercando di mettersi in contatto con un’amica che vorrebbe salutare prima della partenza. Una separazione che visivamente viene riconsegnata con il distacco del razzo dalla base di lancio. Angosce, paure, curiosità, emozioni contrastanti emergono da questa telefonata di Fernanda. E lo spettatore origlia di nascosto, come se la chiamata fosse «rimasta impigliata tra le reti domestiche». L’ effetto sonoro aggiunto alla voce rende facile credere che la donna si trovi in qualche navicella sperduta nello spazio in cerca del suo pianeta.

Ascoltando le parole di Fernanda, che restituiscono una dimensione intima e colloquiale, vien quasi voglia di partire insieme a lei. Per il momento, però, possiamo solo augurarle buon viaggio!

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.