I Mitchell contro le macchine, la recensione del film su Netflix

I Mitchell contro le macchine, la recensione del film d'animazione su Netflix

Finalmente i cinema sono stati riaperti. Certo, con grandi limitazioni e procedure di prevenzione, ma è sempre un passo avanti. In questo periodo di parziale riapertura, le varie strutture esercenti stanno iniziando a reindirizzare i prodotti nelle sale cinematografiche pur mantenendo ben attivo anche il mercato digitale. Ormai risulta ben evidente, ad ogni casa di produzione e distribuzione, l’innegabile interesse del pubblico verso le consolidate piattaforme on-line di intrattenimento.

È proprio con questa consapevolezza che una delle case di animazione più potenti degli ultimi anni, la Sony Picture Animation, insieme alla Columbia Pictures e alla Pal Labs Production, ha lanciato lo scorso 30 aprile 2021 il nuovo lungometraggio animato I Mitchell contro le macchine (trailer). Questo film d’azione comico e avventuroso racconta la storia dei Mitchell, una famiglia fuori dal comune e decisamente stravagante formata da quattro singolari membri, ma in fondo non così diversi tra loro: Linda (Maya Rudolph), Rick (Danny McBride), Katie (Abbi Jacobson), Aaron (Mike Rianda) e il loro cane Monchi. Quello che inizialmente sembra un viaggio itinerante della famiglia lungo il paese per accompagnare la giovane cineasta Katie al college dei suoi sogni, diventerà presto una missione di sopravvivenza in un mondo apocalittico dove le macchine hanno preso il sopravvento sul genere umano. Sta dunque a quest’ultima famiglia superstite salvare il pianeta dall’invasione tecnologica, mettendo in atto ogni idea sregolata e folle, e magari imparando qualcosa in più su loro stessi.


Anche questa volta, dopo l’enorme successo di Spider Man into the Spider Verse, la Sony Picture Animation, in continua collaborazione con la Columbia Picture, stupisce il pubblico con un film incredibilmente innovativo sia per la sua componente narrativa ma soprattutto per la sua realizzazione grafica. Difatti, I Mitchell contro le macchine si presenta come un prodotto estremamente fluido che mescola perfettamente il suo stile di disegno tendente al fumetto – come il suo predecessore – a un’animazione tridimensionale e infine a una più propriamente classica, mostrata in questo contesto sotto forma di continui emoji, balloon e vecchi inserti virtuali. Il film, inoltre, iper-colorato e pieno di sketch esilaranti, è basato interamente sulla cultura pop, cinematografica e non, lanciata in un agglomerato di citazioni ed easter egg.

I Mitchell contro le macchine porta agli occhi dello spettatore il tema della famiglia imperfetta che, nonostante le incomprensioni e le difficoltà comunicative date dalla differenza generazionale, riesce a stringere indissolubilmente i suoi rapporti,  scontrandosi con il lato oscuro della vita assuefatta completamente dalla tecnologia. Il film pone a confronto, difatti, il nostro quintetto eccentrico, tramite la figura della madre Linda, con un altro modello familiare, ovvero quello dei Posey, i loro vicini di casa. Durante l’intera storia, questa famiglia visibilmente armoniosa viene idealizzata come l’apice massimo da raggiungere, anche se poi si rivelerà fittizio. Infatti, la famiglia protagonista strampalata e assolutamente anticonvenzionale, alla conclusione della loro avventura oltre ogni limite della ragione e della sobrietà, scopre l’importanza fondamentale del sostegno e del sacrificio che un membro compie per l’altro, specialmente nei piccoli gesti quotidiani. Ebbene i Mitchell, nonostante le ricadute e le evidenti divergenze, riescono ad agire, nel momento del bisogno, come un unico nucleo, simbolo concreto del vero amore.

Dopotutto, come dice la nostra protagonista Katie, «Le famiglie possono essere difficili, ma vale la pena battersi per loro. Tutta la mia famiglia si è sforzata di essere unita, e ci è riuscita». 

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