Il Signore degli anelli – Gli anelli del potere, la recensione della serie su Amazon Prime Video

Gli anelli del potere

Il primo settembre è arrivata su Amazon Prime Video l’attesa e chiacchierata serie ispirata al mondo del venerato J. R. R. Tolkien. Fin dalle prime immagini pubblicate sui social, abbiamo assistito ad accesi dibattiti: dai fan scontenti a quelli più emozionati, da chi sperava in nuovi film a chi non vedeva l’ora di godersi le avventure dal divano di casa propria. Gli scontri non si sono placati nemmeno dopo la fine degli otto episodi ma, anzi, hanno diviso ancora di più il pubblico tra coloro che si sono innamorati e chi ha gridato all’oltraggio rispetto ai personaggi dell’amato scrittore inglese. La domanda, quindi, sorge spontanea: Il Signore degli anelli – Gli anelli del potere (trailer) è una buona o cattiva serie TV?

Le nuove storie della Terra di Mezzo sono ambientate migliaia di anni prima gli eventi de Lo Hobbit e Il Signore degli anelli. Ci troviamo, infatti, nella Seconda Era, quando i famosi diciannove anelli non erano ancora stati forgiati e il dominio di Sauron sembrava lontano. Nonostante questo non mancano i ritorni di alcuni personaggi ben noti al pubblico come, per esempio, Galadriel (Morfydd Clark), qui elfa combattente in cerca di vendetta per la morte in guerra di suo fratello.

La trama è un intreccio di varie avventure, unite tutte dal destino che sta per abbattersi sui regni della Terra di Mezzo: il ritorno di Sauron. Mentre l’ombra misteriosa cala pian piano le sue forze e le sue armate sul territorio, vari gruppi di personaggi si ritrovano coinvolti in problemi di tutt’altro genere. Il popolo degli elfi deve trovare il modo per far sopravvivere la specie, mandando Elrond (Robert Aramayo) in cerca di aiuto presso nani, dove ritrova il suo vecchio amico Durin (Owain Arthur). Un villaggio di uomini deve combattere contro l’invasine di un esercito di orchi spietati. Una piccola pelopiede conosce un uomo misterioso caduto dal cielo.

Se da un lato i tanti fili narrativi rallentano la trama nei primi episodi, prendendosi i tempi necessari per introdurre ogni personaggio, dall’altro creano un miscuglio intrigante difficile da non apprezzare. Lo spettatore, infatti, si ritrova immerso nella molteplicità di colori della Terra di Mezzo, nelle sue tradizioni e sfaccettature affascinanti. Ogni popolo ha un passato tangibile, una personalità spiccata che viene servita con maestria agli occhi dello spettatore.

Tutto questo è arricchito da una messa in scena magistrale. L’uso degli effetti speciali, tranne per rare eccezioni, si fonde con l’utilizzo dei materiali naturali e i paesaggi mozzafiato. Gli anelli del potere, infatti, è uno spettacolo non solo per gli occhi ma anche per il resto dei sensi. La fotografia, i costumi e la regia riescono a farti percepire l’odore della terra, l’umidità delle foglie, la durezza della rocce o il puzzo pungente dello zolfo. Un trionfo della natura che ingloba i personaggi, rendendo inseparabili i popoli dal contesto ambientale che li circonda.

Tale ricchezza di dettagli, secondo alcuni, è stata penalizzata dalla scelta di farne una serie TV per una piattaforma streaming. Uno schermo piccolo, infatti, sembra insignificante rispetto alle possibilità che offre la grande sala cinematografica. Questa opzione, però, come anche altre che hanno fatto storcere il naso a una fetta di spettatori, viene dettata dai nuovi pubblici, sempre più abituati a un consumo di alta qualità nelle proprie case (o nei propri cellulari). Per la stessa ragione non sorprendono le scelte dettate più dalle nuove politiche di inclusione che da motivi narrativi. La verità è che Gli anelli del potere è una serie pensata soprattutto per creare una nuova generazione di fan della saga, è a loro che parla e aspira. Rimescola le carte iniziali, sacre per le vecchie leve di amatori, per regalare uno spettacolo che fissa un nuovo livello di prodotti audiovisivi streaming.

Torniamo, quindi, alla domanda iniziale: è una buona o una cattiva serie? Proprio come il rapporto complicato tra elfi e nani anche la risposta non è da meno. In fondo, però, superati alcuni ostacoli di forma si riesce a vedere l’opera per quello che è: qualcosa di bello, variegato e non sempre facile da vivere un po’ come l’amicizia tra Durin ed Elrond.

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