#RomaFF17: Astolfo, la recensione del film di Gianni Di Gregorio

Astolfo

Presentato nella sezione Grand Public della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Astolfo (trailer) di Gianni Di Gregorio è una commedia zuccherata alla crema di caffè. Il regista racconta con spensieratezza la favola di un settantenne di ritorno al paese natale di Artena, interpretato dallo stesso Di Gregorio. Scaduto l’affitto a Roma, il professor Astolfo non corre sulla Luna per recuperare il senno di Orlando – come fa il personaggio dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto – bensì per passeggiare nuovamente nella sua terra natia. Non mancano però i problemi! La grande casa ad Artena è ora semi-occupata da un prete (Andrea Cosentino), mentre i terreni di famiglia sono diventati ormai proprietà del sindaco (Simone Colombani).

Nonostante queste noie, uno sprazzo di giovinezza torna nella vita di Astolfo. Grazie al cugino Carlo (Alfonso Santagata), il protagonista conosce Stefania (Stefania Sandrelli) e si innamora perdutamente. Nel film di Gianni Di Gregorio Artena è tanto luogo primordiale quanto spirito rinvigorente del grande cinema passato: Stefania Sandrelli guarda sola Colazione da Tiffany (1961) di Blake Edwards e, in compagnia di Astolfo, Pane, amore e fantasia (1953) di Luigi Comencini. La cinematografia del novecento torna in tutta la sua malinconia e le crepe sui muri della casa di Astolfo si fanno sempre più marcate. La miglior medicina, oltre all’amore, è il calore umano di fidati amici quali Oreste (Alberto Testone) Malagrotta (Gigio Morra) e Daniel (Mauro Lamantia). Più il protagonista si integra nuovamente all’interno di Artena e più la sua famiglia cresce, quasi come se lo stesso regista volesse riabbracciare amici e figli per poi fare testamento.

In tal senso, il regista-attore-sceneggiatore allestisce un siparietto comico in cui egli scherza sulla sua anzianità. In crisi per via di un allontanamento di Stefania nei suoi confronti, Astolfo è morso da una pesante tristezza e quindi, di punto in bianco, scrive testamento; di fronte all’esagerato comportamento del protagonista, l’amico Oreste non mancherà di rincuorarlo augurandogli candidamente di “andare a quel paese”. Come Sophia Loren diceva “Ormai mi sono fatta vecchiarella” in La vita davanti a sé (2020) di Edoardo Ponti, allo stesso modo possiamo leggere tanto la scena comica di Gianni Di Gregorio quanto l’intero film come un addio metaforico al cinema. Astolfo è un dolcissimo candito senza sovrastrutture di alcun tipo. È un film sereno da vedere spensierati e in buona compagnia.

Astolfo è al cinema dal 20 ottobre.

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