#RomaFF17: Bassifondi, la recensione del film di Trash Secco

Bassifondi

Presentato alla sezione Freestyle della 17esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Bassifondi di Trash Secco (nome d’arte di Francesco Pividori) è un’opera prima viscerale e capace di guardare nel buio dei dimenticati. Sceneggiato da Fabio e Damiano D’Innocenzo, il film racconta le giornate all’insegna della povertà di Romeo (Gabriele Silli) e Callisto (Romano Talevi). Polo nevralgico della narrativa di Bassifondi è la poetica fratellanza dei due senzatetto protagonisti, inseparabili complici del peccato di esserci. Questi abitano in una baracca sotto Ponte Sant’Angelo, chiedono l’elemosina, rubano e compiono violenza. Romeo e Callisto sono come Romolo e Remo abbandonati in una cesta lungo il Tevere. Ma la lupa non li ha mai salvati! Mamma Roma ha lasciato i figli a marcire. Proprio come nei film dei fratelli D’Innocenzo anche in Bassifondi non esiste alcuna possibilità di salvezza o redenzione, poiché il destino degli uomini è già segnato al momento della nascita.

L’attesa spasmodica di un avvenimento che rovesci il mondo è la speranza del silenzioso Romeo. In lui alberga il desiderio di una telefonata da parte dei figli borghesi e la volontà di comprarsi un giorno una nuova casa. Eppure, nonostante questi auspici, Romeo è castrato dalla vita. Egli manca della possibilità di agire; al suo passo pesante con stivali neri non corrisponde infatti un’attività che consenta ribaltamenti. Romeo si affida a Callisto per mangiare e usare oltretutto violenza contro presunti usurpatori di castagne. Callisto è, al contrario, la logorroica bocca di un Dio assoluto e punitore. Il personaggio interpretato da Romano Talevi è un disperato consapevole della spazzatura in cui è capitato, e che al contempo non può vivere senza la spalla di Romeo. È proprio su quest’ultimo punto che la magistrale sceneggiatura dei D’Innocenzo insiste, facendosi cruciale in un momento particolare del film. Quando il crescendo emozionale a cui la storia ci sottopone rischia di farsi tragedia, ecco che la parabola pessimista di Trash Secco ci sbatte in faccia l’intenso amore fraterno di Romeo e Callisto: di fronte all’impossibilità del primo uomo di usare il cellulare, ecco che il secondo rassicura il compagno “leggendo” in lacrime gli sms inviati dai figli tanto amati.

Bassifondi è la tragedia di chi consideriamo spazzatura. È un cinema abissale e feroce senza macchie e paure. La scena precedentemente descritta è il secondo acme del film, ovvero uno dei tre climax che raccoglie quanto seminato da una sceneggiatura semplicemente divina. Per tutto il film Romeo e Callisto azzannano quel poco di vita rimanente e rendono lo spettatore complice di ogni loro atto, anche se si tratta di scattare qualche fotografia per ricordare i momenti felici. La regia insiste con piani sequenza provocatori e pescatori di attimi belli, patetici o malati. Per quanto Bassifondi sia l’esordio alla regia di Trash Secco, questo è a tutti gli effetti il quarto film di Fabio e Damiano D’Innocenzo, continuatore della loro poetica: ogni attimo è intriso di una grande sfiducia nelle possibilità di salvezza dell’umanità e, come per America Latina (2021), il futuro dell’uomo è già condannato ad inizio film. In Bassifondi tu sei e rimarrai il ratto del prologo. Sei il topo di fogna che, una volta raggiunto affamato il fiume Tevere, lì è destinato per sempre ad abitare.

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