#FrancoFilmFestival14: Des gens bien, la recensione del film di Paul Negoescu 

Des gens bien,la recensione del film di Paul Negoescu, presentato al FrancoFilmFestival14.

La vita di campagna non è sempre sinonimo di tranquillità ed innocenza. Ce lo dimostra Paul Negoescu che, con il suo Des gens bien (trailer), rivela i macabri segreti celati dall’apparente cortina d’ingenuità che circonda il contesto rurale.  

Dopo tre lungometraggi urbani, il regista rumeno decide di virare bruscamente in una nuova direzione, che lo porta ad immergersi in una piccola realtà contadina nel nord della Romania. Nel piccolo villaggio, gli unici due poliziotti sono Illie (Iulian Postelnicu) e il giovane Vali (Anghel Damian). Quest’ultimo, appena diplomato all’accademia di polizia, è un ragazzo dalle molte speranze che, influenzato dai polizieschi inglesi e americani, si figura il suo futuro come quello dell’agente Cooper nell’imperdibile serie tv Twin Peaks. Ma gli abitanti del luogo in cui si ritrova non brillano certo dell’indole curiosa che contraddistingue l’opera di Lynch e, piuttosto che rinunciare al loro quieto vivere, preferiscono sorvolare anche sulle questioni più preoccupanti. Infatti, a infrangere la monotonia del paese è un tanto brutale quanto inatteso omicidio, un evento più unico che raro.  

Il sospetto di un intrigo pericoloso e la volontà di non rimanerne immischiato porta Illie, il cui unico desiderio è quello di coltivare un frutteto, a rinunciare alle indagini. Non è dello stesso avviso Vali che, nonostante i rudi avvertimenti del primo, non intende rassegnarsi a scavare fino in fondo a questo mistero. L’efferatezza del delitto e la confessione di colpevolezza del sindaco e del sacerdote provocano il crollo di tutte le certezze di Illie il quale, allettato dalle loro promesse economiche, decide di mantenere un atteggiamento omertoso e connivente. Però, l’aggressione subita dal suo giovane collega, vittima del suo caparbio ficcanasare, non lo lascerà indifferente.  

A poco a poco il suo egoismo e il suo ostinato disinteresse per l’altrui causa cominciano a vacillare in nome di un sentimento più forte, nutrito dalla volontà di diventare finalmente adulto, fautore del proprio destino. L’essenza di Illie sembra poter essere racchiusa nelle poche parole indirizzate al figlio della donna che ama, appena rimasto orfano di padre: “Lo capisci che sei tu adesso l’uomo di casa!”. Una frase che racconta di un personaggio per certi versi spregevole e cinico che, però, con il tempo iniziamo a comprendere e a rivalutare. La furia omicida della scena finale dimostra la sua conquistata maturità e, in un certo senso, sugella la sua redenzione.  

La sceneggiatura, firmata da Radu Romaniuc e Oana Tudor (ex moglie di Illie nel film), crea un armonioso e al tempo stesso conflittuale intreccio di generi che, alla fine, ci obbliga a domandarci: È un thriller o una commedia? Dovremmo ridere o dovremmo rabbrividire? L’angoscia di tali quesiti si modella perfettamente attorno al personaggio di Illie, bizzarro, contraddittorio e spesso odioso, che solo il volto stralunato e malinconico di Julian Postelnicu poteva rendere così memorabile. 

Des gens bien conferma, dunque, le capacità del regista di oscillare tra il drammatico e il grottesco, nonché l’ottimo stato di salute del nuovo cinema rumeno, ormai indiscutibilmente uno dei più vitali a livello europeo. 

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