#RomaFF16: Mi novia es la revolución, la recensione

Mi novia es la revolucion

L’adolescenza è il periodo in cui ci si sente senza certezze, privi di un’identità stabile. Per questo, le persone che scegli di far entrare nella tua vita in qualche modo contribuiscono a definirti, ad indicarti parte della strada da seguire. Mi novia es la revoluciòn segue la sua protagonista proprio in questo frangente della vita.

Il film, diretto da Marcelino Islas Hernández, racconta la storia di Sofìa (Flor Eduarda Gurrola), una quattordicenne che vive con la madre e la sorella e che ha un complicato, o meglio, un quasi inesistente rapporto con il padre. Sofìa passa gran parte del tempo da sola, chiusa nella sua stanza, con la musica che la conforta. É da poco in una nuova città, non ha amici, e si sente incapace di stringere un rapporto con chiunque. Le cose cambiano quando incontra Eva (Ana Valeria Becerril), una ragazza sfacciatamente anticonformista, che la guida verso la scoperta di se stessa, dell’amore e della sessualità.

Date le premesse Mi novia es la revoluciòn poteva rivelarsi un prodotto interessante, i temi che decide di portare sullo schermo sarebbero potuti essere di facile presa su un pubblico soprattutto giovanile: il difficile rapporto con i genitori, la ricerca del proprio posto nel mondo, il primo amore e le conseguenti insicurezze che scatena. Il problema è che il film, perdendosi tra queste varie tematiche, che alla fine si rivelano essere pressoché accennate, non trova una propria identità. Va avanti per più di un’ora e mezza senza riuscire ad arrivare effettivamente a qualcosa di concreto. Nella parte centrale del film si ha la sensazione che determinate scene, determinati silenzi, determinati orpelli registici servano a riempire dei vuoti, che però non vengono colmati, anzi contribuiscono a rendere il tutto confusionario. Tanto che lo spettatore, ad un certo punto è portato a chiedersi dove voglia andare a parare la storia.

Nonostante la protagonista sia messa in risalto costantemente (la macchina da presa indugia per la maggior parte del tempo sul suo volto per catturarne le reazioni), anche lei, come il film, non è scossa da un obiettivo che la smuove, che la accende e questo ovviamente si riflette sulla presa che il suo personaggio ha sul pubblico. Risulta evidente che manchi la sostanza, manchi un lavoro concreto sulla caratterizzazione di Sofìa. Questa mancanza porta ovviamente ad una difficoltà nel riconoscersi in lei, nel parteggiare per lei o quantomeno nel comprenderla.

Mi novia es la revoluciòn ha di rivoluzionario solo il titolo. É un film che ricade nei luoghi comuni diffusi nei film adolescenziali, con i tipici personaggi problematici che compiono azioni sconsiderate senza che si capisca bene da cosa siano spinti. L’omosessualità come anche la violenza sessuale sono riportate come lievi sfumature che si aggiungono a tutto il resto, e questa è sicuramente un’occasione persa. Un’idea di base sicuramente c’era, ed è apprezzabile il tentativo di cercare di trattare argomenti sensibili ai giovani spettatori, però, purtroppo, non è abbastanza.

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