The Bear, la recensione della seconda stagione su Disney+

the bear la recensione della seconda stagione

Poche serie riescono a sorprenderci più nelle seconde stagioni che nelle prime, The Bear (trailer) è una di queste. Venuta alla ribalta soprattutto con il passa parola, abbiamo salutato il nostro Carmy (Jeremy White) alle prese con i debiti del ristorante lasciato dal fratello morto, il The original Beef of Chicagoland, insieme alla sua squadra, la fidata Sydney (Ayo Edebiri) ed il cugino Richie (Ebon Moss-Bachrach). In questa seconda stagione la squadra è decisa a conquistare la tanto ambita Stella Michelin, rinnovando totalmente il locale, partendo dal nome che ovviamente cambia in The Bear.

Carmy, per disciplinare il gruppo, decide di far intraprendere ad ognuno di loro delle lezioni private tenute da vecchi colleghi. In ogni puntata seguiamo un personaggio nell’intraprendere questa nuova avventura e ogni stage sarà anche una lezione di vita per ognuno di loro. Tra loro, chi compie il cambiamento più importante è sicuramente Richard. Nella settima puntata, il cugino fa un tirocinio in un ristorante stellato per perfezionare la gestione della sala. Proprio queste lezioni su campo gli apriranno gli occhi, facendogli capire che nella vita non è mai troppo tardi per ricominciare – così come la sua ex moglie che si concede una seconda possibilità risposandosi con un altro uomo. Capisce che la ristorazione è saper rendere felice il cliente, così da rendere felici e soddisfatti anche sé stessi. Quando conclude questa esperienza acquista sicurezza in sé stesso e salva il The Bear da una situazione di totale caos.

Sullo sfondo di queste puntate, ci sono i calcinacci, la polvere, le urla, i conti che non tornano, le martellate che pian piano mettono insieme il nuovo locale, alleggerite dall’humor che caratterizza la serie. In questo caos c’è Syd che prova a creare un nuovo menù e nel cercare ispirazioni si imbatte in uno chef che le consiglia di affiancarsi a un socio di cui potersi fidare. Questo non fa che alimentare quel dubbio che lentamente si stava già instaurando nella ragazza quando, chiedendo aiuto a Carmy, lo ha trovato svogliato e sfuggente. Colpa dell’incontro che ha lo chef con Claire (Molly Gordon), il grande amore della sua vita, a cui non ha avuto mai il coraggio di dirlo.

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Il locale diventa per Carmy il luogo-catarsi dove poter affrontare i problemi familiari che lo attanagliano; problemi che ci vengono presentati in maniera sublime nella sesta puntata con un flashback di una cena di famiglia natalizia, dove compaiono tre attori d’eccezione, e che conferma il ritmo rapido e claustrofobico della serie. Il The Bear diventa per il protagonista il campo di prova dove cercare di far convivere ambizione ed amore. Proprio da quest’ultimo Carmy tenterà di fuggire per rimanere focalizzato sul ristorante, ma al cuor non si comanda e far convivere aspirazione e sentimenti non è sempre facile.

La serie, con piatti che volano, suspence, lacrime, abbracci e risate prova a dirci che la ricetta per vivere bene con sé stessi e con gli altri è il saper equilibrare quello che noi cerchiamo con quello che gli altri ci offrono, scendere a compromessi e lasciare spazio all’empatia per costruire qualcosa di nuovo. Il ritrovato amore di Carmy gli offre «piacere e svago», sentimenti che il protagonista sembra voler rifiutare per perseguire la sua ambizione, senza accorgersi che proprio per questa si sta auto-sabotando. Forse lo chef non vuole davvero affrontare i suoi fantasmi e preferisce rimanere rinchiuso in questo limbo fatto di sofferenze e dispiaceri, proprio come un orso in gabbia.

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