Crudelia, la recensione: Emma Stone brilla in un film audace e divertente

Crudelia con Emma Stone

Il Crudelia (trailer) di Craig Gillespie sembra portarsi dietro la consapevolezza di essere qualcosa di più che un semplice live action come quelli che abbiamo imparato a conoscere. Dopotutto negli ultimi anni in casa Disney ne abbiamo visti di adattamenti dei grandi classici insipidi e incolore, da Dumbo ad Aladdin, passando per l’ambiguo Il re leone che ha alle spalle un discorso completamente a parte.

Era facile cadere nella trappola del rivisitare un’opera lavorando tutto sul nome e poco sulla sostanza. E invece Crudelia sorprende e lo fa con gran stile, personalità e arroganza. Non si accontenta di essere ombra del mitico La carica dei 101, prima romanzo di Dodie Smith e poi celebre film animato. Vuole di più e la affollatissima writing room (Dana Fox, Tony McNamara, Aline Brosh McKenna, Kelly Marcel, Steve Zissis) puntella con sagacia una origin story che da un personaggio secondario come Crudelia De Mon (qui de Vil) trae un potenziale diabolico che lavora sottotraccia in modi anche inaspettati.

È chiaro come si presenti la necessità di dover smussare alcuni tratti del “male puro” e conformarlo alla portata di un racconto che possa circoscrivere determinate motivazioni e comportamenti. Ma il background di Cruella (anche nella versione doppiata il nome rimane quello anglosassone) non banalizza la gioventù di Estella, controparte benigna che tempera le incandescenze del lato focoso e della quale la ragazza si traveste (letteralmente, con trucco e parrucco) per un certo frangente della sua vita. Il film ci parla, insomma, di una doppia personalità ben delineata per atteggiamenti e modi di rapportarsi al mondo circostante, sdoganando in sostanza la questione del bipolarismo.

Crudelia con Emma Stone

Certo, questa Cruella è una versione in qualche modo più morbida dell’assassina di cuccioli che tutti conosciamo, mitigata nelle intenzioni più maligne da eventi ben specifici che le sono capitati. Però se vogliamo spezzare una lancia in favore è vero che il percorso della protagonista è solamente agli inizi. Al momento c’è da fronteggiare un’altra incandescente antagonista, la baronessa von Hellman interpretata da una affilatissima Emma Thompson. Alla magnifica, per performance e stile, Emma Stone tocca il ruolo dell’antieroina che incarna al millimetro il gioco di equilibri tra la promettente Estella e una sempre più scalpitante Cruella.

A livello narrativo possiamo dire che di mezzo c’è un omicidio, motore di un film multiforme che cambia anima più volte nel corso delle sue due ore e oltre. Si danza dall’heist al revenge movie, muovendosi su una sapiente gestione delle sezioni corali che rappresentano i momenti meglio riusciti di tutta la pellicola e che risaltano l’ottima gestione di scenografie (Fiona Crombie) e coreografie. Gillespie sa il fatto suo e dosa molto bene i suoi attori (tra i quali si contano anche Joel Fry, Paul Walter Hauser e Mark Strong) durante i continui sbalzi di umore di un film che assesta il suo tono sopra le montagne russe dell’indomabile Cruella.

Crudelia di Craig Gillespie

Ci si diverte parecchio e non senza intimi sensi di colpa alle stilettate che lancia von Hellman (in alcuni frangenti molto poco, come si direbbe oggi, politically correct), lasciandosi trasportare dall’intenso utilizzo di una colonna sonora (Nicholas Britell) che rivisita grandi classici della cultura pop e li usa per arpionare il ritmo anche quando magari questo rischia di perdere qualche giro.

Il film si fa ancora più audace un po’ in tutto il comparto tecnico che va dal trucco ai, manco a dirlo, spettacolari costumi (Jenny Beavan) già infiocchettati per andare a trionfare ai prossimi Oscar, indossati con gran classe e senso del glamour. Crudelia è audace e mostra il suo “killer instinct” anche nel momento in cui si accosta con decisione al mondo queer, in particolare con il personaggio di John McCrea, lasciando percepire come una certa attenzione a determinate tematiche dell’attualità stia pian piano facendo presa anche all’interno di prodotti tradizionalmente legati al concetto di famiglia “classica”.

Il film di Gillespie va quindi oltre ogni più rosea aspettativa e scalcia via timori ben fondati, lasciando lo spazio per brillare alle sue due interpreti principali mentre nel frattempo segna il solco di un cambio di marcia che ci auguriamo possa divenire la norma e non essere l’eccezione.

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