Il Divin Codino, la recensione del film Netflix su Roberto Baggio

Il Divin Codino (qui il trailer) è un film del 2021 diretto da Letizia Lamartire, prodotto da Fabula Pictures e Mediaset e distribuito da Netflix. Un biopic che racconta la vita di Roberto Baggio (interpretato da Andrea Arcangeli) attraverso le sue tappe fondamentali e l’importanza del sostegno di chi lo ha amato: la sua famiglia, prima dell’Italia intera.

Il Divin Codino segue le classiche dinamiche dei film basati sulla vita di un atleta. Non avrebbe potuto fare diversamente, dato che, come la sceneggiatrice stessa ha dichiarato «sembra che la vita di Roby (Baggio, ndr) sia stata scritta da uno sceneggiatore». I riflettori non puntano direttamente sulla carriera di Baggio, bensì su come il campione abbia affrontato alcuni momenti difficili che avrebbero potuto abbattere lui e la sua ambizione. Sono pochi i calciatori che nonostante numerosi e gravi infortuni hanno lasciato un segno indelebile nella storia del calcio.

Partendo da questa consapevolezza, Andrea Arcangeli riesce a restituire in maniera molto credibile le delusioni e le vittorie in cui il Divin Codino si è imbattuto lungo il proprio sentiero. A fargli da cornice, gli attori Andrea Pennacchi e Valentina Bellè che nonostante la loro condizione di co-protagonisti riescono a brillare per bravura in diverse sequenze e a entrare in forte empatia col pubblico.

Alla luce di questo, il film intrattiene molto. Tra i suoi meriti quello di aver raccontato soprattutto la parte privata della storia del campione per eccellenza nella cultura italiana. Quella vita privata su cui lui stesso non si è mai sbottonato. «L’assenza è presenza» dice Lenny Belardo, il protagonista della serie TV The Young Pope: nonostante non si sia mai esposto pubblicamente fuori dal campo, Baggio è più amato di tanti altri “vip” che danno continui aggiornamenti sulla propria vita al mondo intero. Classe dentro e fuori dal campo.

Tra le scene più curiose ci sono quelle ambientate in bar o case mai inquadrati prima nel film. In questi luoghi ci sono gli italiani. Appassionati (con degli ottimi costumi che mettono un po’ di nostalgia, anche a chi quegli anni non li ha vissuti) che si riuniscono davanti a un televisore pronti a condividere gioie e dolori insieme. Un sentimento che soltanto la nazionale italiana sembra riuscire a risvegliare.

Quando tutto sembrava finito per Baggio, quando le porte della nazionale gli sono state indegnamente sbattute in faccia per l’ultima volta, nel 2002, è proprio in quel momento, in zona Cesarini, che il numero 10 per eccellenza segna il suo gol più bello: conquistare i sorrisi e l’affetto della gente che lo abbraccia per non lasciarlo mai più.

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