I morti non muoiono, la recensione del film di Jim Jarmusch

The dead don't die

Sbarca su Amazon Prime Video I morti non muoiono (trailer), ultimo film di Jim Jarmusch, uno dei maggiori cineasti del panorama americano indipendente. Il film venne presentato a Cannes nel maggio del 2019, per poi approdare nelle sale circa un mese dopo con un’accoglienza contrastante, sia di critica che di pubblico. Ciò su cui sicuramente non si può che concordare è l’incredibile cast del film, (di cui quasi tutti non estranei cinema di Jarmusch) che conta la presenza di Bill Murray, Adam Driver, Tilda Swinton, Steve Buscemi, Chloë Sevigny, Selena Gomez, oltre che il cameo di Iggy Pop.

Il titolo prende il nome dalla canzone The dead don’t die di Sturgill Simpson, tema portante del film, oltre che elemento diegetico ricorrente della storia e definizione più basilare possibile dello zombie, ovvero letteralmente un “morto che non muore”. I personaggi parlano e si scambiano opinioni riguardo la colonna sonora del loro stesso film, creando una sensazione metacinematografica che avrà poi un suo effettivo climax nel corso della pellicola. La storia si svolge a Centerville, un piccolo paesino desolato, in cui seguiamo le vicende di tre tranquilli poliziotti, interpretati da Bill Murray, Adam Driver e Chloë Sevigny. L’evento che sconvolge gli equilibri è l’improvviso spostamento dell’asse terrestre e di conseguenza la sua rotazione. Ciò sembra portare a strane conseguenze naturali e imminenti catastrofi, tra cui la resurrezione dei morti.

Già nel suo magnifico Solo gli amanti sopravvivono (2013) il regista aveva anticipato lo zombie, termine con cui la coppia di vampiri (interpretata da Tom Hiddlestone e Tilda Swinton) si riferisce agli umani. In questo film abbiamo la prosecuzione di quel concetto e attraverso il non-morto Jarmusch critica l’omologazione dell’uomo e la società, sempre più schiava delle sue abitudini, persino dopo la morte. Il film non nasconde infatti un certo amore per il maestro George Romero, omaggiato e citato dal personaggio di Bobby (Caleb Landry Jones), appassionato di cinema e gestore di una stazione di servizio. D’altronde approcciarsi allo zombie senza amare o quanto meno citare (anche involontariamente) colui che lo ha reso quel che è oggi, è pressoché impossibile.

I morti non muoiono recensione

Il film è nel pieno stile del regista, così come il ritmo, attraverso cui ci vengono trasmesse la tranquillità e la noia di Centerville, riversate nell’apatia dei protagonisti (ricordando per certi aspetti quella dello Shaun of the Dead di Edgar Wright). Neanche di fronte all’imminente apocalisse la situazione sembra movimentarsi: i personaggi appaiono volutamente passivi e sin dall’inizio senza speranza (come ci ripete di continuo il personaggio di Adam Driver), quasi come se fossero degli spettatori che subiscono la storia.

Jarmusch non è interessato ad entrare nell’ottica dello zombie movie e alle dinamiche horror. Tutto ciò distrarrebbe da ciò che il film vuole comunicarci e non a caso lo splatter viene limitato dall’effetto digitale, in particolar modo durante le “uccisioni della testa” degli zombie. Ad esclusione di pochi momenti, il film è infatti quasi del tutto spoglio da tinte action, sia per la lentezza tipica dello zombie romeriano, ma soprattutto per evidenziare la staticità dei personaggi e la loro incapacità di reagire. Lo zombie viene rappresentato quasi con più vivacità e umanità degli stessi protagonisti, ancora una volta metaforicamente ad evidenziare la critica alla nostra società. Le interpretazioni attoriali sono infatti volutamente spente e poco marcate, proprio per accentuare questo concetto.

Tutto ciò lo rende sicuramente un film non adatto a tutti e anticommerciale, che gioca con gli stilemi classici del cinema zombie e con lo spettatore. Di conseguenza anche la sua comicità grottesca non viene del tutto esplicitata e inserita in alcuni sottotesti, che verranno colti meglio se si conosce il genere e ancor di più il regista.

Nonostante questo, oltre che essere uno dei lavori minori del regista, il film non aggiunge molto, portando sul grande schermo tematiche decisamente già viste (con tanto di spiegone morale sul finale) e che altri film e autori sopracitati hanno saputo raccontare meglio e con più forza, oltre che prima. Tuttavia il saper innovare è una capacità che poche opere possono vantare e non gli va tolto il merito di saper comunicare ciò che vuole comunicare con efficacia e anche di stupire con qualche guizzo interessante.

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