Argylle – La super spia, la recensione: un’Atomica Bionda con gli attacchi di panico

Argylle - La super spia, la recensione

O muori da King’s Man o vivi tanto a lungo da diventare Argylle. Purché tu non sia una pacata scrittrice di spy stories che un agente segreto con lo sguardo ammiccante di Henry Cavill (il fu Superman, ora Argylle) può solo immaginarlo. E costruire intorno al suo charme letale una saga bestseller. È il destino di Elly (Bryce Dallas Howard), l’introversa protagonista di Argylle – La super spia (trailer) di Matthew Vaughn, regista che mette in pausa le avventure degli agenti segreti di sua maestà (i King’s Men, cui ha dedicato una trilogia, appunto) per regalarci un’Atomica Bionda con gli attacchi di panico.  

Nell’universo dei Bond scanzonati di Vaughn, però, il destino non esiste. «Più grande è la spia, più grande è la bugia» scrive Elly nei suoi romanzi. Le parole, le storie possono plasmare la realtà, renderla cangiante. E tra gli intrighi i mirabolanti agenti segreti, realtà e fantasia, verità e menzogna finiscono inesorabilmente per confondersi. Così le trame di una saga di romanzi possono rivelarsi talmente verosimili da trasformarsi in archivi di segreti pericolosi o in predizioni che potrebbero compromettere la stabilità geopolitica mondiale. La mite scrittrice è costretta impararlo a sue spese quando l’agente Aiden (Sam Rockwell) bussa alla sua porta e la donna si trova invischiata in una rete di spie e organizzazioni criminali. Tra rivelazioni sconcertanti, tradimenti e l’ansia da gestire, Elly sa che può fidarsi di un solo alleato: il suo gatto Alfie. 

Nulla è come sembra in Argylle – La super spia, un blockbuster irriverente che eleva il colpo di scena a motore dell’azione. Se da un lato i continui plot twist rendono l’intreccio avvincente, dall’altro, però, al fine di sciogliere di tutti i nodi dell’ingarbugliata matassa narrativa, la sceneggiatura rischia di impantanarsi in spiegazioni verbose che ne rallentano il ritmo. Una partita al rialzo fine a se stessa? Probabilmente. Se non fosse calata nel mondo caleidoscopico di Vaughn che, sin dal primo Kingsman – Secret Service, ha giocato con l’immaginario dell’agente segreto, ammantandolo allo stesso tempo di una coolness da manuale e di un’imprevedibilità camp che legittima il tono burlesco e le svolte paradossali delle sue spy comedies. Un’esagerazione che esplode, anche in questo progetto, nelle scene d’azione, tanto spettacolari quanto consapevolmente ridicole (Kick-Ass, altra opera del regista, insegna).

Argylle - La super spia, la recensione

Non ci si potrebbe aspettare altro, d’altronde, da un film che tematizza le infinite possibilità immaginative intrinseche all’atto del narrare. Le stesse che sfrutta Elly quando scrive di Argylle, il volto del quale vede riflesso nello specchio. Quanto della solitaria amante dei gatti vive nello spericolato agente segreto e viceversa? Che tipo di rapporto lega un romanziere e la sua creatura fatta di parole? Queste domande sono ulteriori tasselli del colorato cubo di rubik che Vaugh chiede al suo spettatore di risolvere. E intanto lo schermo si illumina delle peripezie di Argylle, come se Vaughn stesse adattando i romanzi della sua di creatura (e dello sceneggiatore Jason Fuchs), Elly. Di creazione e ri-creazione continua a parlare questo spy movie, che sperimenta le possibilità del cinema di dare “corpo” a immagini mentali, alle intermittenze di una psiche, quella della protagonista, che vivendo le avventure dei suoi personaggi finisce per scoprire lati della sua identità per troppo tempo sepolti.

Tutto questo senza che il blockbuster perda la sua freschezza divertita. Perché in fondo Argylle – La super spia è uno spettacolare “gioco da schermo”. Un Indovina Chi? in cui le identità si mescolano e si confondono, sulle cui tessere figurano i volti di un cast all star (oltre a Cavill anche Dua Lipa, Ariana DeBose, Bryan Cranston, Samuel L. Jackson, John Cena) capitanato dagli esilaranti Bryce Dallas Howard e Sam Rockwell, una coppia dalla chimica esplosiva.

Da un file criptato una super spia ha scoperto i piani segreti per una trilogia dedicata ad Argylle. Siamo pronti alla nascita dell’ennesimo universo cinematografico? Purché non perda il tono brillante e spensierato di questo primo capitolo e dei precedenti lavori di Vaughn. D’altro canto, si dice che o muori da Argylle o vivi tanto a lungo da tornare ad essere un King’s Man. O anche questa è una menzogna?

Al cinema dal 1 febbraio.

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