BoJack Horseman e la quiete prima della tempesta

I primi otto episodi di quella che è stata annunciata essere l’ultima stagione di BoJack Horseman, serie diventata oramai un cult, sono disponibili sulla piattaforma di Netflix (qui il trailer).

Nonostante il nostro sviluppato affetto verso BoJack, cavallo alcolizzato e incasinato, siamo purtroppo costretti ad iniziare a dirgli addio. Ebbene sì, soltanto iniziare poiché l’ultimo saluto avverrà solamente a gennaio 2020. Bisogna chiedersi innanzi tutto come mai Netflix abbia deciso di separare in due parti l’ultima stagione, impedendo così agli amanti del binge watching di vedersi la serie tutto d’un fiato. La risposta che sembra essere più semplice ed intuitiva è quella del tentativo da parte del servizio di streaming americano di voler creare “hype” per la conclusione. Purtroppo, è proprio il finale a preoccupare i fan, che temono non riesca a soddisfare le aspettative, risultando una forzatura.

Secondo le parole di Aaron Paul, doppiatore e produttore esecutivo della serie, è stata proprio l’azienda americana stessa a decidere di utilizzare questa sesta stagione per concludere la storia. Nonostante però Paul si sia anche definito molto soddisfatto di come la piattaforma abbia trattato questo prodotto nel corso di questi sei anni, alla decisione del colosso dell’audiovisivo si sono opposti i fan con la classica petizione, diventata oramai strumento quotidiano di rivalsa degli spettatori, per prolungare la serie. Ovviamente anche questa non ha avuto successo. Tenendo conto di tutto ciò, risulterebbe quindi possibile che la separazione in due parti possa essere l’ennesimo tentativo di Netflix di soddisfare i suoi abbonati dando loro l’illusione di un prodotto più duraturo e continuativo. Oppure potrebbe semplicemente essere una scusa per favorire il rinnovo mensile dell’abbonamento in attesa della seconda parte.

Ma cosa succede nel corso di questi episodi disponibili? Sembrerebbe nulla di troppo rilevante in superficie, ma in sordina si sviluppa un sottotesto interessante che sembra preannunciare una catastrofe imminente.  Viene lasciato maggiore spazio a quei personaggi che abbiamo imparato a conoscere e ad amare nel corso delle stagioni precedenti mentre a Bojack, disintossicato e pronto a tornare nel mondo con un volto nuovo, viene riservato un minutaggio minore rispetto alle stagioni precedenti. Ovviamente con la seconda parte della serie questo discorso potrà non valere più nella sommatoria degli episodi. Bisogna però cercare di capire se questo primo segmento possa essere considerato un elemento a sé stante o se debba essere visto solamente come un’anticipazione del finale.

La sensazione che accompagna la visione è quella di un dispiegamento di tutti i pezzi di un unico puzzle che, una volta completato, andrebbe a costituire una conclusione forte della serie, ricollegando tutti gli eventi del passato di BoJack e costringendolo a doverli affrontare tutti senza potersi tirarsi indietro. Insomma, potrebbe essere arrivato il momento per questo cavallo di saldare tutti i conti. E questa prima parte sembrerebbe essere molto rassicurante per far si che la caduta del nostro antieroe sia più forte e più dolorosa di tutte quelle che ha vissuto finora nel corso della storia.

Le caratteristiche principali della serie restano inalterate. Scorrettezza, meta riflessioni cinematografiche, introspezione personale, analisi dei rapporti interpersonali, sono tutti elementi che ritornano come nelle stagioni precedenti. Ma se queste originariamente erano motivo di rottura con il passato seriale televisivo e permettevano a Netflix di vantarsi di avere un prodotto nuovo ed originale nel panorama contemporaneo, ora che sono state canonizzate diventano ancora più importanti perché consentono agli sceneggiatori di andare oltre. Questi, consci dei loro mezzi, riescono a mettere in piedi degli episodi “disturbanti”, come per le stagioni precedenti, parlando però semplicemente della quotidianità. Princess Carolyn è terrorizzata dalla maternità. Todd dai rapporti con i suoi genitori. Mr. Peanutbutter dal tradimento commesso. Hollyhock dall’adolescenza. Diane da sé stessa e dal suo lavoro. BoJack dal suo passato.

Ma allora dov’è la modernità narrativa, a cui ci hanno abituati, in tutto questo? A questa domanda non si può ancora dare una risposta. Bisognerà attendere la seconda parte per poter decidere se considerare quest’ultima stagione un ulteriore passo avanti nel panorama delle serie televisive o se soltanto la degna conclusione di una serie che ci accompagna da anni. Non credo di fare un torto a nessuno omettendo la possibilità che la stagione non sia soddisfacente poiché oramai siamo abituati ad un livello narrativo molto alto che è proprio di questa serie e che ci ha sempre fatto appassionare.

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