#WeAreOne: Ghost fleet VR, la schiavitù reale ai tempi dei mondi virtuali

Sembra incredibile sostenere che ancora oggi vi siano esseri umani ridotti in schiavitù in Tailandia, Taiwan, Stati Uniti e Regno Unito, ma è esattamente quello che sostengono gli autori Lucas Gath e Shannon Service nel documentario in realtà virtuale Ghost Fleet VR (trailer), presentato al We Are One Film Festival 2020 dopo la sua uscita istituzionale al Sundance del 2019.

Il film si sviluppa dal racconto in prima persona di un uomo tailandese che, dopo aver cercato di raggiungere l’Italia per conquistare uno stile di vita migliore, si è ritrovato sequestrato e ridotto in schiavitù in un gigantesco peschereccio in acque birmane. L’esperienza in realtà virtuale sviluppata con una composizione di camere a 360° ricostruisce con immagini documentaristiche la spaventosa esperienza del protagonista sostenendo che vi siano casi simili al suo anche nel più civile occidente. Il film cortometraggio in VR è il seguito naturale del documentario Ghost Fleet di Shannon Service e Jeffrey Waldron del 2018.

Il testimone e protagonista del film Ghost fleet VR reso schiavo e deportato in Birmania pochi anni fa e il cui nome resta sconosciuto nel film.

Se già ci turba la possibilità che esseri umani possano essere ridotti in schiavitù a pochi metri da noi, è bene sapere che secondo i documentaristi è quasi impossibile risalire al pesce che questi schiavi sono costretti a raccogliere. Molto verosimilmente troviamo il frutto della loro schiavitù anche sulle nostre tavole. Un folgorante esempio di come si possa utilizzare un mezzo innovativo come la realtà virtuale per finalità documentaristiche e di reportage, un progetto che punta la sua forza sulla scomoda verità che ci rinfaccia rispetto alla risorsa tecnologica di cui ci si dimentica, perché trascinati dall’inquietante esperienza raccontata.

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