Tra due mondi, la recensione: il grande ritorno di Emmanuel Carrère

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Dopo una pausa quindicennale dal grande schermo, Emmanuel Carrère ritorna a dirigere adattando il romanzo-inchiesta Le Quai de Ouistreham (La scatola rossa nell’edizione italiana), scritto dalla nota giornalista Florence Aubenas e tratto da una sua esperienza diretta. Attraverso il film il regista e scrittore francese documenta la precarietà delle classi sociali francesi più umili, tra salari ridotti al minimo indispensabile per riuscire a sopravvivere e turni di lavoro estenuanti. Sono innumerevoli i registi e sceneggiatori che hanno in precedenza richiamato tali temi, ma nella narrazione di Carrère si nota una prospettiva inusitata.

Tra due mondi (trailer) racconta la storia di Marianne (Juliette Binoche), una scrittrice che decide di vivere in prima persona le difficoltà e la precarietà. Il fine è quello di realizzare un libro su siffatta esperienza per dar maggiore risonanza a tali problemi. Per riuscirci Marianne parte da zero, abbandona tutto e tutti, si trasferisce in un’altra città e incomincia a lavorare come donna delle pulizie celando sempre la sua vera identità. Farà la conoscenza di Christèle (Hélène Lambert), madre con tre figli da mantenere, Marilou (Léa Carne), un’adolescente che sogna di dare una svolta alla sua vita assieme al suo ragazzo, e Cédric (Didier Pupin), un disoccupato innamorato di Marianne. Dopo un evento traumatico che colpisce personalmente la scrittrice, ella si ritrova a fine viaggio assalita dai dubbi e non può in alcun modo esplicare la sua sofferenza. Quello che sta facendo è giusto? Quando rivelerà la propria identità tutto ciò che ha costruito con le sue nuove amicizie rimarrà intaccato?

Attraverso uno stile di regia asciutto e sobrio, Carrère guida ad una riflessione non solo sui temi trattati da Aubenas, ma presenta un percorso che riflette una morale ambigua. Dopo il tragico evento sopracitato che colpisce Marianne, che fino a quel momento è convinta di agire nel giusto, si assiste ad una intensificazione di dubbi e incertezze di questo esperimento sociale. Il titolo allude all’ambiente benestante dal quale proviene la scrittrice e a quello più umile delle donne delle pulizie. I sentimenti veri si tramutano in bugie. Altri mondi, tra i quali si muove in bilico la protagonista, quello dell’amicizia e quello del lavoro, non comunicano più e si rivelano inconciliabili.

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Rassegnazione e disincanto della vita, senza trascurare momenti d’intrattenimento e l’aiuto reciproco, sono le cifre più comuni del mondo in cui si ritrova a vivere Marianne. Eppure, una breve sequenza del film aggiunge un altro punto di vista nei confronti della condizione ancor più incresciosa ed umiliante degli immigrati. Carrère non si ferma ad osservare una singola faccia sociale, riuscendo ad evitare anche un’eccessiva carica femminista, ma allarga il suo campo d’indagine.

In una società oberata si muove Marianne, prima con sguardo indagatore e attento a segnare ogni dettaglio delle vite e dell’ambiente circostante (il film diviene quasi un documentario), poi si fa largo il percorso di amicizia con Christèle. In questo senso l’esperienza di visione del film andrà a cambiare. A detta della stessa Marianne, non diviene più un racconto corale ma la protagonista finisce per essere Christèle e, non inutilmente, le inquadrature iniziali e finali del film sono dedicate proprio al suo personaggio. Carrère si limita a tracciare il ritratto sensibile di questa madre arrendevole, ma che trova nella sua nuova amica un porto sicuro. È doveroso specificare che la maggior parte del cast è costituito da attrici non professioniste, le quali hanno dato prova di una notevole abilità recitativa.

Si fa uso di espedienti narrativi già visti, ma la sceneggiatura di Carrère aiuta a non appesantire le questioni in gioco riuscendo ad ottenere un buon equilibrio nel racconto. Tra due mondi è anche un esercizio tra diversi media, dal linguaggio filmico a quello letterario dell’autrice originaria. In questo caso la lente cinematografica si fa portavoce di una delle (tante) realtà che si possono cogliere da quell’ambiente. I punti di vista possono farsi molteplici e si pondera l’effettivo potenziale che acquisisce un singolo sguardo esterno in un determinato contesto sociale. Ci si chiede se sia sufficiente mentire e vivere in prima persona per cogliere il vero. Carrère non dà risposte e invita tutti a riflettere.

Il film è nelle sale dal 7 aprile.

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