Thunderbolts*, la recensione: i nuovi AvengerZ

Dopo anni di alti e bassi, la Saga del Multiverso sembra riprendersi con Thunderbolts* (trailer), film diretto da Jake Schreier e che porta a termine la fatidica fase 5 del Marvel Cinematic Universe. Non era tra i titoli più attesi, anzi, all’inizio sembrava destinato a passare in sordina rispetto a titoli come Superman e I Fantastici Quattro – Gli inizi, le cui uscite in sala sono entrambe previste per questo luglio. Ma la curiosità alla fine si è accesa, soprattutto grazie a immagini, teaser e trailer che hanno saputo stuzzicare l’interesse, facendoci chiedere: e se questa fosse la sorpresa dell’anno?

Dal punto di vista tecnico, il film non brilla per effetti spettacolari o scenografie memorabili, ma compensa con un ritmo ben calibrato. Sebbene la prima parte ci metta un po’ ad ingranare, si ripaga con un secondo atto più dinamico e coinvolgente, dove le scene d’azione si alternano a dialoghi contenenti una giusta dose di profondità e ironia, senza che questi cadano nell’eccesso o nel ridicolo. La trama si riallaccia direttamente agli avvenimenti accaduti in Captain America: Brave the New World . Dal momento che il presidente degli Stati Uniti è stato rinchiuso per evitare che si trasformi nuovamente in Red Hulk, lasciando il posto alla presidenza vacante, il governo è in subbuglio. Nel frattempo la Contessa Valentina Allegra de Fontaine (Julia Louis-Dreyfus) è posta sotto indagine a causa delle sue attività illecite. Per evitare di venire processata deve distruggere al più presto tutte le prove che potrebbero incriminarla. Tra queste spiccano il progetto “Sentry”, a cui è stato sottoposto un ragazzo di nome Robert Reynolds (Lewis Pullman) conferendogli «la potenza di mille soli», e la sua rete di sicari composta da Yelena Belova (Florence Pugh), John Walker (Wyatt Russell), Ghost (Hannah John-Kamen) e Taskmaster (Olga Kurylenko). Alcuni di questi uniranno le forze contro la contessa e insieme a Bucky Barnes (Sebastian Stan), e Red Guardian (David Harbour) andranno a formare i Thunderbolts.

Secondo Kierkegaard «la vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti». Detto in altri termini, la vita è un continuo dialogo tra ciò che è stato e ciò che sarà, tra passato e futuro. Ed è proprio intorno a questa filosofia che ruota il tema centrale dell’intera storia. Il nostro gruppo di reietti, oltre alla minaccia esterna poco convincente rappresentata dalla contessa, dovrà affrontare una minaccia più interna, intima, potremmo dire. Del genere che ogni essere umano si trova a dover affrontare almeno una volta nella vita, ovvero la depressione. Ogni membro dei Thunderbolts, chi più chi meno, deve infatti fare i conti con il proprio passato turbolento, il quale ha lasciato un senso di vuoto in ognuno di loro.

Thunderbolts* recensione del trentaseiesimo film del MCU

Tuttavia questo aspetto è ben approfondito soltanto per quanto riguarda i personaggi di Yelena Belova e Robert Reynolds, alias Sentry/Void, protagonisti indiscussi della pellicola. Mentre gli altri personaggi vengono relegati a semplici comprimari. La loro caratterizzazione, quasi inesistente, viene lasciata ai margini,  rendendoci molto difficile empatizzare pienamente anche con loro, se non a livello di gruppo. La sfida più grande era, infatti, proprio quella di rendere credibile e coinvolgente questa squadra di outsider, e in parte il film riesce nel suo intento, soprattutto grazie a un cast che funziona alla grande.

Tra tutti spicca sicuramente la performance di Florence Pugh. Questa ci restituisce una Yelena ancora in lutto per la perdita della sorella e in preda ai sensi di colpa per le azioni commesse in passato. La sua presenza è il cuore pulsante della pellicola, e il suo carisma si fa sentire anche nelle scene più semplici. Non è da meno il nuovo arrivato Lewis Pullman. La sua versione di Sentry/Void dà la sensazione di voler essere una parodia ben riuscita del Patriota di The Boys, l’acclamata serie TV di supereroi sui generis targata Amazon Prime. Vanno spese due parole anche per David Harbour e Sebastian Stan, che, pur non avendo ruoli centrali, fanno il loro dovere restituendoci, rispettivamente, un Red Guardian sempre più iconico e il Bucky Barnes che noi tutti amiamo.

Per concludere, Thunderbolts* si presenta come un film che intrattiene, riuscendo anche ad affrontare tematiche profonde senza rinunciare a una buona dose di azione e ironia intelligente. Non è certo il capolavoro che farà risorgere il MCU dalle ceneri, per quello probabilmente bisognerà aspettare l’arrivo di Jean Grey e degli X-Men. Ma, scherzi a parte, questo nuovo team rappresenta comunque una boccata d’aria fresca in un franchise che ultimamente si è fatto fin troppo prevedibile. Il film merita senza dubbio una chance, anche solo per vedere Bucky in versione Terminator. E chissà, potrebbe anche essere l’inizio di qualcosa di più grande, come lascia intendere una delle due scene post-credit. Non ci resta che incrociare le dita!

In sala.

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