The Tragedy of Macbeth, recensione del film su Apple TV+

The Tragedy of Macbeth, recensione del film di Joel Coen su Apple TV+

The Tragedy of Macbeth (trailer), uscito il 14 Gennaio esclusivamente su Apple TV+, è l’ultima opera di Joel Coen e la prima ad essere realizzata senza la collaborazione del fratello Ethan. L’assenza di Ethan dal ruolo di regista e sceneggiatore solitamente condiviso con il fratello non danneggia in alcun modo la struttura di The Tragedy of Macbeth, che si rivela essere un tassello perfettamente integrato nella stravagante filmografia dei fratelli Coen, foriera di capolavori assoluti come Fargo, Il Grande Lebowski e Non è un Paese per vecchi.

La storia di Macbeth, il barone di Glamis e Cawdor follemente assetato di potere, è risaputa: tuttavia, il regista Joel Coen decide di seguire un sentiero di estrema fedeltà al testo shakespeariano, inserendo all’interno del copione solo ed esclusivamente battute provenienti dalla tragedia originale. Coen riesce a prendere le distanze dalle altre innumerevoli riduzioni cinematografiche del Dramma Scozzese solo grazie ad oculatissime scelte di regia e messa in scena.

La fotografia di Bruno Delbonnel impiega un meraviglioso bianco e nero per generare contrasti netti tra luce e buio che funzionano ogni singola volta, rivelandosi una scelta ovvia per la realizzazione dell’identità visiva della pellicola. I set costruiti in svariati teatri di posa, invece, ricordano lo stile scenografico dei film in costume realizzati negli anni ’40 (inclusi, tra gli altri, La Corona di Ferro di Alessandro Blasetti o il quasi omonimo Macbeth di Orson Welles).

La prestazione degli interpreti rappresenta la più grande differenza con gli altri adattamenti. Macbeth, interpretato da Denzel Washington, diventa a tutti gli effetti un protagonista coeniano: un individuo che vive una vita stabile e che, nel tentativo di migliorarla, commette un errore che si rivelerà fatale. La performance di Washington, sottile e mai sopra le righe, rende perfettamente l’idea di un uomo reso folle dalla sua brama di conquista eppure totalmente consapevole delle conseguenze che scaturiranno dalle sue truci azioni, un vecchio quasi rassegnato al suo destino.

Una Frances McDormand in forma smagliante interpreta invece Lady Macbeth, il personaggio che funge da catalizzatore per la discesa di suo marito verso la dannazione. La McDormand, tenendo fede allo stile del regista, dà vita ad una Lady Macbeth spietata e irrazionale, sicura fin dall’inizio di essere nel giusto per aver convinto il marito a portare a compimento un piano del tutto assurdo.

Un particolare elemento tipico della filmografia dei fratelli Coen sopravvive anche in The Tragedy of Macbeth: ogni singolo personaggio secondario, anche il più insignificante, è memorabile. Vuoi per il suo volto, per il modo in cui si muove sulla scena o per una particolare battuta che pronuncia. Sono particolarmente degne di nota le prestazioni di Corey Hawkins nei panni di Macduff e della veterana Kathryn Hunter, capace di contorcere il suo corpo e dotata di un’impressionante estensione vocale, nei panni delle tre streghe.

Carter Burwell, storico collaboratore dei Coen, completa il quadro con una colonna sonora principalmente caratterizzata da due leitmotiv, entrambi votati a suscitare un terribile presentimento nello spettatore: il lento battito di un tamburo (molto simile al rumore di passi) e l’altrettanto lento rintocco di una campana. Quello stesso rintocco “che ti chiama su in Paradiso, o giù all’Inferno”.

The Tragedy of Macbeth è un film cupo e violento, e come molte altre opere dei fratelli Coen (commedie e drammi in egual misura), immerso in una densa atmosfera di impotenza. Molti elementi della loro filmografia vengono riproposti sotto una veste più rudimentale, rievocativa della Vecchia Hollywood e del teatro vero e proprio. L’assenza di Ethan non impedisce a questo primo lavoro solista di Joel Coen di brillare di luce propria: un’opera di certo non all’altezza di alcuni suoi predecessori, ma comunque estremamente valida nella forma e nella sostanza. Un nuovo, affascinante capitolo nella carriera cinematografica di Joel Coen, che spero sia destinata a durare ancora molti anni.

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