The Bad Guy, recensione della serie su Amazon Prime Video

The Bad Guy (trailer), Nino Scotellaro (Luigi Lo Cascio), magistrato antimafia, trova finalmente un modo per riscattarsi: tenta in tutti i modi, anche quelli più disperati, di dare filo da torcere ad uno dei più grandi esponenti di Cosa Nostra, Mariano Suro (Antonio Catania). Troviamo un Lo Cascio poliedrico e trasformista, protagonista di una lotta contro e per la mafia allo stesso tempo, ricordandolo nel precedente da mafioso nel film Il traditore diretto da Marco Bellocchio.

Il magistrato Scotellaro viene incastrato dallo stesso Suro nonostante l’aiuto dell’avvocata e moglie Luvi Bray (Claudia Pandolfi) e diventa un colluso agli occhi della gente. In realtà, il magistrato coglie l’occasione per diventare ciò in cui lo avevano trasformato, parafrasando le sue parole. Con l’aiuto di un pentito di mafia, Salvatore Tracina (Vincenzo Pirrotta), riesce a cambiare identità e le sorti di Cosa Nostra, in seguito alla sua presunta morte. La sua “nuova” faccia è quella di Balduccio Remora, un cugino alla lontana della famiglia Tracina, e da quel momento la sua percezione delle cose cambia radicalmente: il suo nuovo obiettivo è quello di far riavviare la fiamma della guerra tra Suro e Tracina e di uccidere il capofamiglia a tutti i costi. 

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Le fila della storia sono tese da ben tre persone: la carabiniera Leonarda Scotellaro (Selene Caramazza), l’avvocata Luvi Bray e la figlia di Mariano, Teresa Suro (Giulia Maenza). I tre personaggi sono legati indissolubilmente dalla voglia di liberarsi da “cosa le teneva legate al passato”. Loro sono l’esempio di lotta alle ingiustizie, quelle che la legge “non può toccare”.

La prima diffida di suo fratello da prima della sua dipartita, perciò indaga su tutto ciò che riguarda gli affari in cui lui stesso lavora. Lei apre la serie con un’impressionante resa della tensione all’idea di avere tra le mani la chiave della risoluzione del caso che la tiene incatenata, probabilmente inconsapevole dell’identità di chi sta per trovare. La sua durezza nasconde le grandi sofferenze che la attanagliano. La seconda è figlia di un ispettore antimafia, ucciso da Suro: nel momento della condanna del marito, si dimette dalla carica di avvocata, aiuta in un secondo momento un pentito di mafia ad evadere e successivamente tenta di eliminarlo, e con lui il passato della donna. La terza è la parte fondamentale delle decisioni nei piani contro suo padre. La sua irriverenza allontana chi non sa ascoltare il dolore di chi ha una famiglia in cui la violenza è un valore fondamentale. Appare dissociata dall’ambiente mafioso in cui è immersa fino al collo.

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L’elemento comico nelle battute taglienti del magistrato Scotellaro si unisce al tono drammatico che assume nella sua seconda vita da criminale e l’incremento dello stress è molto visibile. Il magistrato si spoglia delle sue vesti completamente, e con queste se ne va la sicurezza di essere protetto. Agisce comprendendo la drammaticità della situazione e decide di diventare “uomo d’onore” per definirsi concretamente in una società come quella mafiosa, dopo essersi distaccato dal suo vero nome.

La musica ha un ruolo fondamentale in questo continuo cambiamento di toni: si alternano composizioni semplici, monofoniche che suggeriscono l’imminente distruzione dell’equilibrio prestabilito a canzoni pop, complesse che rendono naturali le scene più cruente. Questo è un espediente molto efficace per sottolineare la grande disinvoltura e sicurezza di essere intoccabili tipica delle dinamiche mafiose.

La crudezza è uno dei temi più importanti che caratterizza gli avvenimenti, unita alla disperazione data dalla sensazione del tempo che scorre incessantemente, trasmette la frenesia e la pesantezza della vita di chi ha a che fare con vite umane, da medici a mafiosi. La serie, diretta da Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi, sceneggiatore insieme a Ludovica Rampoldi e Davide Serino, ha dei connotati immaginifici per la presenza costante di correlazioni tra immagini: questo espediente può essere definito dialettico, poiché mette in comunicazione concetti che creano una fitta rete di legami ad interpretazione del fruitore o della fruitrice. 

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