Con la terza stagione, uscita il 4 maggio su Netflix, Summertime (trailer) giunge alla sua conclusione. Dopo essersi separati la scorsa estate tra rotture, litigate, discussioni e riappacificazioni, Summer (Coco Rebecca Edogamhe), Sofia (Amanda Campana) e Edo (Giovanni Maini) sono cresciuti. Ritroviamo anche Lola (Amparo Piñero Guirao), in recupero dopo il grave incidente del finale della seconda stagione, Ale (Ludovico Tersigni) in preda ai sensi di colpa e Dario (Andrea Lattanzi), che cerca di trovare il suo posto nel mondo. Li abbiamo conosciuti da giovanissimi al liceo, ne abbiamo seguito la crescita, i primi amori, le amicizie e le discussioni con i genitori e ora ne seguiamo le vite complicate, causate da quel fisiologico disordine che provoca l’entrata nel mondo dei grandi.
Summertime e il suo successo sono la prova che Netflix Italia da Suburra in poi abbia trovato una formula fissa e vincente per le sue serie, cioè il mix tra nostalgia, tradizione e contemporaneità, sperimentando, allargando il suo pubblico ma tenendo conto della storia audiovisiva del Paese. Abbiamo infatti un parco attori giovani di talento che si stanno facendo strada sul piccolo e grande schermo, dove spiccano Andrea Lattanzi (La Svolta), Lucrezia Guidone (Fedeltà) e Thony, ma anche una certa attenzione a temi giovanili e contemporanei come le difficoltà scolastiche, le relazioni romantiche, l’omosessualità, la bisessualità, le mestruazioni, con un occhio all’inclusione di messaggistica istantanea e social network.
Allo stesso tempo però c’è un ritorno al passato, alla tradizione italiana della villeggiatura dal boom economico a oggi, acuito anche dalla colonna sonora che riprende brani noti degli anni ’60. D’altronde questa intersezione risulta una vera e propria caratteristica delle serie Netflix Italia, basti pensare a serie come Generazione 56k o Luna Park, che hanno fatto della nostalgia il proprio fulcro. Ciò è sicuramente legato alla nostra storia e alla nostra tradizione cinematografica che ha sempre guardato a un glorioso passato da preservare e rispettare, ma ha anche la funzione di cercare di cogliere un pubblico non solo adolescenziale ma più ampio che attratto dal familiare può compiere con la serie un vero e proprio tuffo nella sua giovinezza, rivivendo l’eccitazione e il brivido di quelle estati libere e senza pensieri.
Come già citato, un altro dei punti di forza della serie che fa fortemente leva sull’identificazione del suo pubblico è senza dubbio la colonna sonora, da Caterina Caselli fino a Blanco, i Måneskin, Sangiovanni e gli Psicologi che figurano anche in un cameo. La musica accompagna ogni momento della serie e in una puntata di 45 minuti circa i brani arrivano ad essere anche una decina, compresi quelli originali. L’utilizzo delle canzoni in Summertime è funzionale sia perché la musica è uno dei mezzi di comunicazione prediletti dai giovani di ogni generazione, sia perché ai fini della narrazione diventa centrale, soprattutto in questa nuova stagione in cui la nostra protagonista approfondisce questa sua passione tenuta nascosta.
I punti deboli della serie però rimangono sempre gli stessi e sono soprattutto relegati all’ambito della scrittura. Alcuni personaggi, infatti, risultano abbozzati e le situazioni si ripropongono cicliche a partire dalla prima stagione. Il problema di scrittura affligge soprattutto il personaggio principale, Summer, la quale continua fino all’ultimo ad essere una protagonista in realtà decentrata, passiva e della quale non si riesce a delineare mai un identikit perché non sono mai resi espliciti i suoi obiettivi e le modalità di azione adoperate. Sono piuttosto i personaggi che le ruotano attorno, merito anche di una certa coralità della serie, a spiccare maggiormente, con delle storyline ben sviluppate e interessanti, come quella di Sofia, Dario e in questa nuova stagione anche di Blu (Alicia Edogamhe). Quest’ingenuità nella sceneggiatura è in parte legata al lavoro di improvvisazione sugli attori, spinti alla reazione spontanea più che al pedissequo attenersi a un copione già scritto come più volte ha dichiarato la regista della seconda stagione Marta Savina, il che sicuramente aumenta la chimica tra gli attori, ma da una parte rende banali e paradossalmente poco realistici certi atteggiamenti. Sebbene la serie abbia come protagonisti dei giovani adulti, parte di una generazione confusa, persa, che non ha punti di riferimento per il futuro, si sente una mancanza nell’approfondimento delle motivazioni base dei personaggi che sembrano un po’ brancolare nel buio.
La terza stagione in particolare vede alcune new entry come Cristiano Caccamo (Sotto il sole di Riccione), Emilia Scarpati Fanetti (La famiglia De Filippo) e Ludovica Ciaschetti, e si concentra più nel mettere in scena gli sviluppi e le conseguenze del prendere decisioni, di crescere e di entrare nell’età adulta. È ora, quindi, di capire cosa fare davvero da grandi, di scegliere con chi e dove passare il nuovo inverno, ma chiaramente non sarà tutto così semplice. Tra delusioni, sentimenti taciuti e imbarazzi, la stagione conclusiva della serie sembra essere dedicata al tema del fallimento, a come rialzarsi quando le cose non vanno come previsto, alle aspettative mancate e a come da ogni cosa che finisce ne possa sempre iniziare un’altra anche più bella. Il messaggio lanciato sembra arrivare al punto, mostrandoci dei protagonisti come sempre imperfetti e anche un po’ acciaccati e disillusi ed è coerente con la struttura circolare della serie la quale inizia proprio con Summer, Sofi e Edo in spiaggia e termina allo stesso modo, come a voler suggerire che -nonostante la lontananza, l’età adulta che incombe e i malumori- non siamo mai davvero soli.
Emersa in pieno lockdown, Summertime fino alla fine è rimasta fedele alle sue premesse di serie leggera, spensierata e dedicata ad un pubblico adolescenziale, divertendo ma trattando anche degli argomenti drammatici senza ricorrere a pesantezza e patetismo e aprendo a un futuro speranzoso per i suoi protagonisti e -allo stesso modo- per i suoi giovani spettatori.