Stranger Things 4, la recensione del volume due e finale di stagione

Stranger Things Volume 2 recensione Netflix

Più di un mese fa, il primo volume di Stranger Things 4 (trailer del vol.2) si era chiuso con un crescendo molto forte; un episodio che aveva il compito di rivelarci la vera identità di Vecna, e il ruolo che ha avuto nel corso delle precedenti stagioni. Poi, null’altro che schermo nero e titoli di coda. A capo di questi ultimi figuravano i fratelli Duffer che, dopo averci tenuti sulle spine dal 27 maggio scorso, sono finalmente pronti a tirare i fili tesi in precedenza e a mostrarci cosa ha in serbo per noi la seconda parte (composta dagli ultimi due episodi) di questa penultima stagione.

Il secondo volume ci accoglie minacciosamente, con l’oscurità del Sottosopra ormai strabordata anche nell’animazione che porta la “N” di Netflix ad inizio episodio, ma soprattutto nella durata delle puntate in questione: 85 minuti per la prima, ben 150 per la seconda. Un titanico minutaggio che, però, aiuta la serie a prendersi il tempo necessario a chiudere la narrazione senza lasciare nulla al caso o alla fretta.

Il capitolo otto concentra i propri sforzi sulla storyline che più di tutte aveva bisogno di una spinta sull’acceleratore, in vista del gran finale: la guarigione dei poteri di Undici (Millie Bobby Brown) e l’ultimo confronto tra la ragazza e il dottor Brenner (Matthew Modine). E nonostante l’episodio tardi a carburare, e a volte si dilunghi eccessivamente sulla dinamica del «Should I stay or should I go?» (per citare il pezzo dei The Clash), il rapporto tra i due giunge al termine nel migliore dei modi, con una sequenza che passa dall’azione all’emotività, senza però cadere nel troppo smielato e, anzi, mantenendo il giusto distacco.

A seguire, il vero finale: le quattro linee narrative si avviano alla conclusione, e dà una certa soddisfazione vederle finalmente convergere in un unico punto, sebbene a tratti questo scontro porti inevitabilmente le sequenze ad affacciarsi più volte sull’orlo del grottesco (la prossima volta bisognerebbe tenere le spade a debita distanza da David Harbour).

Stranger Things Volume 2 recensione Netflix

In quest’ultimo atto, Matt e Ross Duffer danno ampia dimostrazione del fatto che quando si tratta di scrivere un climax sappiano esattamente come muoversi e quali corde emotive toccare: tra i punti di forza spiccano sicuramente i collegamenti alle precedenti stagioni (che rafforzano l’organicità tra le stesse) e la sequenza dedicata al viaggio di Vecna nel Sottosopra, che ne approfondisce la mitologia e regala agli spettatori alcuni scorci molto forti, che ricordano i lavori di pittori dell’orrore come Zdzisław Beksiński o H.R. Giger.

Oltre a chiudere molte sottotrame riguardanti i rapporti tra i personaggi, questo finale si occupa di un elemento ancora più importante: si ricorda di Will (Noah Schnapp). Il ragazzo, perlopiù messo in ombra dai suoi amici nella prima parte della stagione, è protagonista di alcuni scambi di battute emozionanti e ben scritti che ne approfondiscono l’evoluzione. Si riconferma come uno dei personaggi centrali della stagione, invece, Sadie Sink nel ruolo di Max, attorno alla quale ruota gran parte della storia. Ciononostante, alcune risoluzioni lasciano in bocca un sapore dolceamaro, forse per via di una sceneggiatura che non sembra volersi prendere troppi rischi.

Se è vero che il meglio viene alla fine, gli ultimi capitoli del prodotto Netflix sono come un’ultima dolce portata di quel lungo pasto che, tra alti e bassi, è stato Stranger Things 4. Inoltre, grazie al cliffhanger finale, l’ultima stagione si prospetta ancor più oscura e piena di pericoli da affrontare, e i fan della serie non potranno che attenderla con impazienza.

Dal primo luglio su Netflix.

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