Una famiglia di immigrati portoghesi, a Londra da diversi anni, si ritrova, a causa delle ristrettezze economiche, a sopravvivere in maniera precaria. Col passare del tempo i problemi si accavallano: il padre (Ruben Garcia) non viene pagato a lavoro; il figlio Diego (James Felner) è costretto a letto per febbre; il costoso apparecchio acustico della figlia sorda Lu (Maisie Sly) si rompe. Il problema arriva quando a scuola alcuni docenti scoprono dietro la schiena di Lu delle macchie simili a lividi, imputandole, senza alcuna analisi che possa verificarlo con certezza, ad una violenza fisica da parte della famiglia. Gli assistenti sociali, informati prontamente del caso, si mobilitano subitaneamente nel prelevare i figli della coppia. Ad aiutare la famiglia sarà Ann Payne (Sophia Myles), ex assistente sociale già all’opera nel risolvere le medesime ingiustizie che colpiscono molte altre famiglie.
Opera prima di Ana Rocha, che firma la sceneggiatura insieme a Paula Vaccaro e Aaron Brookner, Listen (trailer) dà voce ad una parte della società londinese afflitta da anni da un problema scarsamente affrontato al cinema: l’adozione forzata. Un’ingiustizia sociale messa in scena egregiamente da Rocha, evidenziando come la burocrazia, in questo caso londinese, possa dimostrare tale sprovvedutezza nelle circostanze sopracitate, basandosi molte volte su illazioni deboli, ma inoppugnabili. Quando i servizi sociali indicano i figli in “imminente rischio” e come “aggressivi” i due genitori, si ha davanti una generale dabbenaggine di un sistema burocratico languido che pone la separazione come unico antidoto a questi problemi.
La coppia non è santificata e non è delineata unicamente da accezioni positive: il padre è ritratto come un uomo alcune volte pacato, ma irascibile; il carattere della madre è guerrafondaio, ma giova di un grande senso di giustizia. Questo però non basta ad evitare un conflitto manicheo, troppo semplicistico, tra il Bene e il Male. È un po’ troppo evidente la cornice che si crea tra giusto e sbagliato, meno chiara quella tra vinti e vincitori (anche se il finale potrebbe regalare una flebile speranza), ma con ciò non viene estinto l’intento ribellistico e di riscatto per un problema che copre una grossa fetta di popolazione, fino a questo momento un po’ troppo ignorata.
In definitiva, memorabile è la velata critica all’ipocrisia di questo sistema, mettendo in gioco famiglie che sono disposte ad adottare, ma adottare il meno possibile bambini “troppo speciali” come Lu. Se le interpretazioni degli attori possono strabordare di un’eccessiva commozione, il racconto scorre con grande lucidità. in ogni caso, l’attrice Lúcia Moniz si è calata perfettamente nei panni della madre, ed è ammirevole in una delle sequenze finali. Il film Listen ha vinto a Venezia il Premio Speciale della Giuria Orizzonti e il Leone del futuro.