Silent Night-Il Silenzio della Vendetta, la recensione: il nuovo film di John Woo

Silent night, la recensione del film

John Woo è un decano del cinema di genere dell’estremo oriente, i suoi film hanno influenzato registi del calibro di Quentin Tarantino, le sorelle Wachowsky, Robert Rodriguez e i fratelli Russo. Le sue opere, realizzate ad Hong Kong tra la seconda metà degli anni ’80 e ’90, hanno rappresentato un cambiamento estetico radicale e hanno generato un nuovo flusso di registi di genere tanto in oriente quanto in occidente.

Il nuovo film di Woo Silent Night (trailer) sembra voler aprire le porte ad una nuova fase di produzioni in occidente ma, se l’idea può convincere lo spettatore ad andare in sala, la sua esecuzione vacilla e sembra un po’ troppo sopra le righe. Forse un’occasione mancata rispetto alla trama ma una buona occasione per un cinefilo più indulgente che vuole ritrovare una firma fondamentale del cinema d’azione da un po’ fuori dal mercato.

Woo inizia la sua carriera con il film gongfupian Tie han rou qingThe young dragon. Sebbene il prodotto sia un chiaro figlio del canone di genere delle produzioni di Hong Kong dell’epoca, Woo inserisce già delle caratteristiche uniche e personali nell’opera che lo rendono già distinguibile dalla massa di produzioni dell’epoca. La carriera di Woo si snoda fra arti marziali, cavalieri erranti e commedie leggere fino al 1984 quando tenta la produzione di un film di guerra basato sul modello americano di Sam Pekinpah, Ying xiong wu leiHeroes shed no tears, opera fortemente influenzata anche dai racconti americani sulla guerra in Vietnam (si percepiscono, inoltre, chiari echi di Francis Ford Coppola e Michael Cimino). La storia di un gruppo di mercenari cinesi intrappolati nel triangolo d’oro della droga orientale rappresenta una novità assoluta per il mercato di Hong Kong, con tecniche ed un linguaggio del tutto diversi da quelli delle produzioni canoniche dell’epoca.

silent night, la recensione del film

Nel 1986 John Woo realizza uno dei più grandi incassi della storia dell’estremo oriente, un film seminale che avrebbe ispirato opere come Resevoir Dogs di Quentin Tarantino. Si tratta del film poliziesco A better tomorrow. Racconta di due fratelli che hanno scelto due vite totalmente diverse: se il primo ha abbracciato la triade, il secondo ha scelto di diventare un poliziotto. I due si troveranno, naturalmente, uno contro l’altro ma questa sarà la cosa meno grave che saranno costretti ad affrontare. Il film, chiaro figlio del cinema di Martin Scorsese e di Coppola, offre alcune scene rimaste impresse nella storia del cinema come la sparatoria nel bordello eseguita con creatività ed innovazione, che lancerà in tutta l’Asia la figura iconica di Chow Yun-fat, il quale, nel giro di pochi anni, diventerà l’eroe più amato del cinema asiatico. Il film avrà un seguito blockbuster dall’incredibile impatto commerciale, caratterizzato da alcune scene di conflitto mai viste all’epoca anche se ispirate al cinema noir francese e a Pekinpah (alcune scene iconiche di A better tomorrow 2 ritornano sui televisori del film True romance – Una vita al massimo diretto da Tony Scott e scritto da Tarantino). Il rapporto di fratellanza, non necessariamente genetica, fra il poliziotto ed il criminale diventerà un marchio di fabbrica nel cinema di Woo che raggiungerà il suo vertice con i capolavori The killer del 1989 e Hard Boiled del 1992, film che lanceranno il regista in occidente e che gli permetteranno di lasciare Hong Kong una volta che la colonia sarà riconsegnata alla Cina.

Ad Hollywood John Woo arriva già da autore di cinema di genere e sfrutta come non mai la sua creatività con un film d’azione intitolato Hard Target – Senza Tregua, nel 1993 per la Universal. Il film è pensato per essere un titolo estivo di serie b con Jean Claude Van Damme, ma in una stagione dominata da Jurassic Park il prodotto risulterà difficile da capire, le incredibili soluzioni visive sembreranno sprecate o esagerate a molti critici e spettatori rispetto all’esiguità della trama ma saranno funzionali per consentire a Woo di mettersi in vetrina. Nonostante la sua natura di b-movie, il film è stato recentemente restaurato e rieditato in alta risoluzione con un cofanetto a tiratura limitata, ottenendo così la riconoscenza a cult movie per collezionisti e conoisseur. Anche se il pubblico di Van Damme non capì le soluzioni sceniche del film, questo ed il seguente Broken Arrow permisero a Woo di raggiungere le produzioni ad alto budget riprendendo il filone fra poliziotto e criminale nel 1997 con il surreale Face – Off in cui Travolta e Cage si scambiano faccia e corpo invertendo lo schema dopo i primi 35 minuti di film. La formula Woo sarà poi scelta da Tom Cruise nel 2000 per il secondo capitolo della sua saga Mission Impossible offrendo uno dei film più stilisticamente unici della serie.

Silent night, la recensione del film

Silent Night rappresenta il ritorno di John Woo al cinema occidentale dopo la sua riconciliazione con la Cina, passata attraverso cinque produzioni imponenti come le due parti della Battaglia dei tre regni con il leone d’oro Tony Leung, il wuxiapian La congiura della pietra nera con la premio Oscar Michelle Yeoh ed i due blockbuster orientali della serie The Crossing.

Il film è quasi del tutto privo di dialoghi da parte del protagonista, un padre ancora in lutto per la morte del giovane figlio, vittima del fuoco incrociato di uno scontro fra bande negli Stati Uniti, avvenuto proprio il giorno di Natale. Il suo doloroso silenzio si trasforma piano piano in desiderio di vendetta che si traduce in un percorso di ricostruzione interiore che passa attraverso la sua trasformazione fisica: un anno di tempo e poi la vendetta sarà compiuta. Il racconto solitario si traduce in giochi di camera, montaggio rapido ed una ricerca estetica che anche questa volta caratterizza il cinema di Woo ora, però, più povero di qualità della trama e debole nella costruzione drammatica.

Tutto è molto veloce, scontato e resta in superficie. Il rapporto di fratellanza conflittuale fra giustiziere e poliziotto si risolve più rapidamente del solito, con diversi ammiccamenti ai film precedenti, questa volta, però, senza il tempo per esplorare le psicologie dei due ma limitando il tutto ad incroci di sguardi senza parole. Una delle caratteristiche particolari dei film di Woo è la sfera cattolica, inusuale per un regista nato al sud della Cina, dovuta alla sua formazione in collegio. Anche in questo caso, però, la questione religiosa si risolve con una catenina con crocifisso che il protagonista si strappa dal collo in preda all’ira, divorato dal desiderio della vendetta. Come sempre le scene di sparatorie sono di ottimo livello ed anche gli scontri fra automobili e motociclette ricalcano le scene cult dei tempi d’oro, giustificando per un cinefilo nostalgico la visione del film.

Il film è in sala dal 30 novembre.

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