Dopo essere stato presentato a Cannes approda alla Festa del Cinema di Roma l’ultimo film di Karim Aïnouz, Firebrand, un dramma storico che ruota attorno all’ultima delle sei mogli del re d’Inghilterra Enrico VIII, Catherine Parr. Nonostante si tratti di un personaggio poco conosciuto e poco frequentato dal cinema, forse perché non possiede l’attrattiva di figure storiche affini come Anna Bolena, Elisabetta I o Maria la Sanguinaria, la sua caratterizzazione all’interno del film e l’ottima interpretazione di Alicia Vikander ne esaltano l’importanza storica e il carisma, aprendo numerosi altri discorsi legati al ruolo della regina nella storia inglese.
Catherine si configura sin dai primi istanti del film come una regina molto indipendente, che gode dell’assenza di Henry (Jude Law), impegnato in guerra, per coltivare interessi e legami che vanno in contrasto con la politica del re, in particolare quello con la predicatrice protestante e amica d’infanzia Anne Askew (Erin Doherty). Catherine, influenzata da Anne, crede fermamente nella necessità di concedere al popolo inglese la recita della messa in volgare, fino a quel momento illegale, e non più solo in latino: soltanto in questo modo, infatti, la fede diventerebbe appannaggio di tutti in modo indiscriminato. Tuttavia, questa sua ostinazione, insieme allo stretto legame che la regina ha con i figli avuti da Henry con le precedenti mogli, insinua un dubbio paranoico nel re, che teme l’ennesimo tradimento nei suoi confronti ed è pronto ad eliminare freddamente il problema.
Come è giusto che sia in un film storico, Firebrand cambia gli esiti e osa proporre un finale alternativo per la storia di Catherine, uno decisamente più rivoluzionario: d’altronde tutti sappiamo la storia di Enrico VIII, e se non la conosciamo ci è sicuramente familiare la sua crudeltà, dunque un finale simile non dimostra presunzione ma consapevolezza. La figura della regina è invece molto credibile e fedele alle descrizioni storiche, prova di un’ottima elaborazione del personaggio da parte delle sceneggiatrici (Jessica ed Henrietta Ashworth) e della Vikander, che sembra riportare in vita la regina.
Il trucco e i costumi accentuano il realismo del film: ogni personaggio, soprattutto Catherine ed Henry, sembra uscito dai quadri dell’epoca che ritraggono la corte inglese, come se Aïnouz li avesse studiati e avesse cercato di riprodurli in live action. Nel complesso Firebrand è un film coinvolgente che riesce a dare nuova vita a una figura storica che non ha mai suscitato particolare interesse nell’immaginario collettivo, e lo fa con una sceneggiatura solida e delle ottime interpretazioni.