#RomaFF18: Dream Scenario, la recensione del film di Kristoffer Borgli

Dream Scenario, la recensione del film

Che succederebbe se ti ritrovassi a sognare ogni notte esattamente lo stesso uomo, uno sconosciuto che non hai mai neanche incontrato per strada? E se scoprissi che la tua migliore amica, il tuo vicino di casa o il tuo capo facessero dei sogni simili ai tuoi dove c’è lo stesso protagonista? Dream Scenario (trailer) è un film diretto da Kristoffer Borgli, presente nella sezione Gran Public della Festa del Cinema di Roma.

Paul (Nicholas Cage) è un uomo di mezza età. Fa il professore, ha una bella famiglia e coltiva il desiderio di pubblicare un libro in cui sviluppare le sue ricerche nell’ambito della biologia. La sua vita perfettamente ordinaria viene stravolta da una epidemia onirica che lo vede protagonista: le persone cominciano a sognarlo e, di conseguenza, a riconoscerlo per strada, a fermarlo, a tal punto da renderlo una celebrità non convenzionale.

Il protagonista viene descritto in tanti modi. Un tipo non indimenticabile. Un osservatore silenzioso. Per gran parte della storia Paul è un uomo patetico che ha difficoltà a prendere iniziative, che si esprime verbalmente con una strana cantilena, che non ha amici e che è insoddisfatto del proprio lavoro. «Fa qualcosa Paul», gli chiede spesso la moglie, tentando di spingerlo ad agire, premendo perché l’uomo assuma finalmente una posizione attiva nella sua vita. Nei sogni della gente lui appare esattamente come è: fermo. Lo spettatore si prende gioco di lui, ma questa derisione ha un sapore strano, amaro, è ingiusta. Lo spettatore sa che c’è qualcosa di profondamente sbagliato, percepisce che un sentimento perturbante si sta facendo strada dentro di lui, mentre la storia assume aspetti sempre più stratificati.

La fama porta Paul irrimediabilmente ad essere sfruttato. La società vuole renderlo un prodotto, spremerlo fino al midollo fino a quando lui non verrà prosciugato e la sua notorietà non sarà imbrattata. Il protagonista diventa una pedina in mano a poteri più forti. E nessuno intorno a lui sa realmente chi sia Paul, cosa voglio Paul e neanche se ne preoccupa. Paul è diventato un simbolo, un fantoccio dell’inconscio in cui le persone, durante le ore notturne convogliano i loro desideri, le loro paure. E quando la situazione si inverte e la gente comincia ad ostracizzarlo, l’uomo viene allontanato da tutto e da tutti. Diventa un reietto della società. Non è forse una tendenza insita nell’essere umano quella di trovare un capro espiatorio che lo liberi da tormenti interiori? Una figura a cui dare la colpa della propria insoddisfazione personale?

Dream Scenario si presenta come un’opera in cui spicca un perfetto equilibrio tra commedia e dramma. La storia rimbalza continuamente tra momenti davvero esilaranti e sequenze cariche di intensità emotiva, il tutto condito da un’estremizzazione che lo colora di un irresistibile fascino grottesco. Non è facile inserire il film in una categoria specifica, connotarlo di caratteristiche che lo portino a rispettare gli standard di genere, e probabilmente risiede proprio qui la sua forza. Proprio come succedeva con il suo predecessore Sick of my self, diretto dallo stesso Borgli, Dream Scenario non è un film classificabile, catalogabile e, per certi versi, neanche facilmente decifrabile. Lo spettatore non può far altro che lasciarsi guidare, cullato da una colonna sonora che scandisce ogni scena come farebbe con un passo di danza, attaccandosi ad appigli, suggestioni, che lo portano a scavare nei misteri della natura umana.

Paul continua a vagare, senza una meta, senza obiettivi che lo spingano, cammina ma è comunque immobile. E alla fine la forza di agire riesce ad averla nell’unico posto in cui, volente o no, si è sentito finalmente un protagonista: nel sogno.

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