#RomaFF18: Diabolik – Chi sei?, la recensione del film dei Manetti Bros

La recensione del film Diabolik chi sei? diretto dai fratelli Manetti, presentato alla 18esima Festa del Cinema di Roma

All’interno dell’iconica e quasi magica cornice dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con la Festa del Cinema al suo secondo giorno, sfilano a passo lento sul red carpet, il cast e la produzione di Diabolik – Chi sei? (trailer).

Arrivato al terzo capitolo di una saga incominciata nel 2021, da sempre presa assalto dalla critica, ma amata dai fan più accaniti del fumetto grazie alla sua estetica e il suo taglio registico di chiara impressione fumettistica, Diabolik – Chi sei? ripropone con le stesse modalità tecniche ed espressive i primi due film. Risulta comprensibile domandarsi, come faccia una saga così sfortunata a livello di incassi (3,200,000 Euro in tutto il mondo a fronte dei circa 7-8 milioni di budget per il primo film) e di critica, con un punteggio di 5,9/10 su IMDb, ad arrivare a produrre un terzo capitolo mantenendo intatte le premesse e la resa stilistica dei sfortunati predecessori. Bisogna far notare che la serie a fumetti di Diabolik, ideato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani, poco si presta ad un linguaggio cinematografico, o comunque non senza le dovute variazioni e accorgimenti. Dialoghi didascalici, ripetitivi e secchi, senza alcuna musicalità rendono gli attori degli automi, che si limitano a dare la battuta con piattume ed un elevato senso di finzione.

Trasposizione del numero 107 di Diabolik, per l’appunto intitolato Diabolik – Chi sei?, la storia viene presa quasi speculare dal fumetto e buttata su un software di scrittura, per poi essere trasposta in sceneggiatura. Le poche variazioni, sono di natura mediocre e scritte con molta sufficienza, ovviamente di totale inutilità ai fini della trama. Giacomo Giannotti e Miriam Leone, rispettivamente Diabolik ed Eva Kant, continuano il loro percorso da protagonisti avendo comunque meno tempo sullo schermo di molti personaggi secondari. Stessa cosa per Valerio Mastrandrea, nei panni dell’ispettore Ginko, che giusto la sera prima passeggiava sul red carpet con Paola Cortellesi e Emanuela Fanelli, per il film d’apertura della Festa del Cinema, C’è ancora domani in cui la sua interpretazione annichilisce su tutti i fronti quella portata nella saga di Diabolik. Di poca utilità sarebbe infatti soffermarsi sulle interpretazioni, poiché sostenute, come sopra anticipato, da una scrittura povera e didascalica, che sicuramente non aiuta a far emergere nessun attore sugli altri.

In poco più di 2 ore di girato, in sostanza non succede quasi niente. Le azioni sono tutt’altro che dinamiche. Il pathos, che un prodotto del genere dovrebbe suscitare, rasenta lo zero. E’ tutto poco credibile, troppo enfatizzato e con un’assiologia innaturale, dove vengono innestati a forza valori morali che nel 2023 scatenano un certo sorriso, paragonabile alla visione di un cane che si morde la coda. La regia dei fratelli Manetti e la fotografia di Francesca Amitrano sono debolissime, infatti la macchina da presa pare abbia vita propria: in alcune scene intenta alle follie con zoom inguardabili e in altre semplicemente posta male, tagliando braccia, gambe e teste dall’inquadratura. Che sia un tentativo di ribellione del mezzo tecnico stesso? Sicuramente è preoccupante non riuscire a trovare note positive in una pellicola, ma Diabolik – Chi sei? cerca in tutti i modi di assicurarsi questo primato. Persino i costumi (Ginevra De Carolis) e il trucco (Francesca Lodoli), che nei film precedenti avevano comunque trovato sostenitori anche da parte della critica più dura, si manifestano con un’esecuzione totalmente nella media, senza fronzoli né grandi doti comunicative. Set piccoli, angusti e per di più spogli coronano il tutto nella metodica più italiana che ci si potesse aspettare. Infondo da qualche parte si doveva pur risparmiare.

Arrivati alla conclusione, ancora pieni di domande, un’ultima questione va portata avanti, e cioè: “Diabolik, per chi sei?”. Questo film, e tutta la saga in generale, a chi è indirizzato? Chi mai vorrebbe fruire di una messinscena così scarna e dai presupposti sbagliati? I primi due capitoli avevano chiarito con assoluta certezza – basta guardare i dati relativi agli incassi – che una terza pellicola non s’era da fare (nemmeno la seconda, se è per questo), eppure eccoci qua a spendere parole su parole per un prodotto che non ha alcun senso di esistere a questo punto. Non sarà che Diabolik sia passato al lato chiaro della forza e si sia dato alla beneficienza? Forse non lo sapremo mai…

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