#RomaFF16: The North Sea, la recensione

The North Sea film

The North Sea (trailer) si apre con un’intervista tipica di un documentario, alternata da immagini che sembrano tratte da un fatto di cronaca di un telegiornale. L’argomento? La natura maligna che si vendica su coloro che l’hanno inquinata, calpestata. Il film, diretto da John Andreas Andersen, ambientato tra i maestosi e inclementi paesaggi norvegesi, si mostra, fin dai suoi primi minuti, come un prodotto mirato a far arrivare un’aspra critica contro lo sfruttamento della natura.

Sofia (Kristine Kujath Thorp), la nostra protagonista, si occupa, insieme al suo collega Arthur (Rolf Kristian Larsen), di guidare un efficace robot per effettuare delle ricerche nella profondità del mare. Viene chiamata ad agire quando una piattaforma petrolifera crolla. Scoprirà l’inizio di quella che si rivelerà essere una vera e propria catastrofe naturale, e sarà chiamata a salvare la vita del suo compagno Stian (Henrik Bjelland), rimasto intrappolato tra le macerie di una piattaforma crollata nelle profondità marine.

Il film, dal budget cospicuo, segue la scia del disaster movie, sbarcato da poco nell’industria cinematografica norvegese. Con degli effetti speciali abilmente curati, riesce a suscitare nello spettatore un senso di disagio, di claustrofobia, a restituire dei momenti di alta tensione che fanno rimanere incollati sullo schermo. Riesce, dunque, nell’intento di intrattenere, anche se non apporta niente di nuovo al genere. Seguendo quelle dinamiche tipiche del film catastrofico, che ben conosciamo, si rivela essere, sotto alcuni aspetti, ingenuamente prevedibile.

Agli effetti speciali spiazzanti, alla colonna sonora potente, si accosta una recitazione minimalistica che contrasta con tutto il resto, ma al tempo stesso sembra sposarcisi alla perfezione. Non c’è molto spazio per una caratterizzazione profonda e accurata dei personaggi (scelta dettata anche dal genere), quest’ultimi, però, risultano molto credibili, in particolare la nostra eroina Sofia che, nonostante sia anch’essa una piccola parte dell’ingranaggio che fa funzionare il disaster movie, trova la sua collocazione ed è capace di regalare una performance convincente. La sua storia d’amore con Stian la spinge a mostrare tutte le sua qualità, la sua tenacia, regalando dei momenti di “girl power” che entusiasmano non poco.

Dietro ai crolli delle piattaforme, alle immagini del mare che avvolge e aggredisce, ad una dolce storia d’amore, c’è altro: l’intento di mostrare quali sono e quali potrebbero essere in futuro gli effetti della forzatura eccessiva della capacità produttiva dei beni naturali. Nonostante i “cattivi” del film sembrino essere le forze governative che impartiscono ordini e prendono decisioni senza tenere in conto il bene dei cittadini, qui la vera antagonista è la natura, una natura oramai stufa, una natura che sente il bisogno di ribellarsi e ha la forza necessaria per farlo.

The North Sea non è un film rivoluzionario, non è un prodotto indimenticabile, però sa fare il suo: intrattenere e regalare al pubblico un’ora e quaranta di tensione, attesa e suspense. Sicuramente è un film necessario per il panorama cinematografico norvegese, perchè gli permetterà di rinnovarsi, di continuare a sperimentare nel genere action e, magari, sarà una delle spinte per spaziare con altri generi poco diffusi nel cinema nordico.

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