#Cannes76: Jeanne Du Barry, la recensione del film di Maïwenn

Johnny Depp torna al cinema dopo la causa di divorzio, le accuse di violenze, il confronto con il Me Too ed un periodo di contratti bloccati. Lo fa alla 76° edizione del Festival di Cannes con il film di apertura Jeanne du Barry (trailer), lo fa da co-produttore, lo fa interpretando il Re Luigi XV detto anche “il beneamato”, lo fa diretto da una donna e interpretando il marito infedele più intoccabile del suo tempo. Le grandi capacità di un artista che sa come rientrare in scena giocando fra il diegetico e l’extradiegetico sono solo l’inizio di un’operazione più interessante nel suo studio della produzione e della strategia di comunicazione che nell’opera cinematografica in se stessa.

La protagonista della storia è l’amante favorita del Re, che cresce imparando ad usare il suo intelletto ed il suo corpo; una storia indubitabilmente collocata in un epoca maschilista è da subito fortemente narrata in chiave femminista. La cura estetica della composizione dell’immagine è di altissimo livello, frutto del lavoro incrociato del direttore della fotografia Laurent Dailland e del costumista Jürgen Doering, coordinati dalla regista e protagonista Maïwenn – con 7 regie e 43 film da attrice alle spalle.

Se la regia può sembrare fin troppo classica e le maestranze sontuose, come del resto è verosimile in un film del genere, la recitazione della coppia di protagonisti sembra essere invece più imprevedibile e trasgressiva. Il gioco di Jeanne du Barry consiste di più nel rapporto magnetico tra i due interpreti, che sfrutta tutte le risorse messe a disposizione per creare un racconto leggero, giovane e adatto a tutti i palati, in diretta contrapposizione con il lavoro del set che sembra puntare con ambizione ad una produzione sofisticata e rivolta ad un pubblico cinefilo.

La leggerezza e la superficialità del film consentono una diffusione commerciale molto fluida ma è in fondo il suo significato extradiegetico che esercita maggiore fascino. Alla regia e come protagonista abbiamo un’attrice più volte contestata, spesso vittima di malizia per i suoi fortunati matrimoni, una vera icona del gossip come in fondo lo fu anche la Contessa du Barry. Dall’altra parte un personaggio che condivide con il divo che lo interpreta un matrimonio fallito, una reputazione da seduttore ed un naturale carisma invidiato dagli uomini e apprezzato dalle donne. Insomma la vera forza di Jeanne du Barry è nell’uso che fa dell’iconicità dei protagonisti in relazione con la natura storica e leggendaria dei personaggi. Da questo punto di vista il film è una lezione di cinema e comunicazione che vale più dell’opera stessa e si propone come modello di studio per chi ama la magia del grande schermo.

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