#ROMAFF15: After Love, la recensione

after love

Una coppia di mezza età rientra in casa. L’inquadratura è fissa e riprende la cucina: la moglie si sfila i bracciali, mentre il marito è in una stanza in fondo l’inquadratura, di cui lo spettatore vede la porta. Parlano di sciocchezze, finché l’uomo non smette di rispondere. Così lei cambia stanza, va da lui e scopre con sorpresa che è morto. Attraverso la porta, vediamo lei mentre lo chiama disperata, però non la sentiamo più: l’audio è stato totalmente rimosso. Così inizia After Love (clip), il lungometraggio di esordio di Aleem Khan. Il film è un dramma personale atipico, poiché utilizza il cinema per mettere in scena una storia che mescola una trama forse assurda a un racconto elegante e sensibile. Mary (il nome della donna, interpretata da un’emozionante Joanna Scanlan), infatti, mentre svuota il portafogli del marito, scopre il documento di un’altra donna che, dopo ulteriori ricerche, scoprirà essere l’amante del defunto.

Si deve anticipare almeno un altro dettaglio della trama: Mary, convinta di voler conoscere la donna, cadrà in un malinteso – a cui però non si sottrae – e finisce per lavorare per quella che era l’amante del suo marito defunto. Sembra quasi la trama di una commedia degli equivoci, in realtà la trama e i suoi elementi manipolatori hanno un carattere fortemente drammatico. After Love è un film sul lutto, infatti addolorano le scene in cui Khan racconta con efficacia la solitudine della donna e l’amore che ella prova per suo marito. Quando si ritrova tra le mani le camicie del defunto, Mary le stringe a sé, ne respira profondamente il profumo. Parecchie scene di After Love sono silenziose, questo perché almeno nel primo atto Mary cade in un mutismo di dolore; inoltre, essendo sola, il film non può fare altro che seguirla in silenzio mentre ella compie delle azioni e provoca gli sviluppi della trama. 

Tuttavia colpisce la spontaneità con cui Khan riesce a comunicare gli stati d’animo della protagonista. Appena Mary entrerà nella stanza d’albergo, si preparerà del tè e, per abitudine, sistemerà due tazze. Una volta ricordatasi di essere rimasta vedova, rimane a pensarci su. Bastano pochissimi gesti per permettere al film di comunicare con lo spettatore. Ciò che però colpiscono sono le sorprese, poiché After Love riserva alcuni dettagli inaspettati che sembrano suggerire a un’interpretazione più nascosta. Un’analisi più approfondita della stessa Mary rivela un carattere più contraddittorio che la narrazione suggerirebbe: quando ne ha l’occasione, Mary è furba (quando finge di aver dimenticato la borsa), maligna (il commento sul velo) e persino manipolatrice (i messaggi di testo). Il suo personaggio è quindi contraddittorio, e per questo risulta parecchio interessante.

After Love è un racconto sulla manifestazione, forse illogica, del dolore, poiché all’interno di un singolo personaggio vediamo sia una vedova indifesa e vulnerabile che una figura più enigmatica e oscura. Il racconto calamita l’attenzione dello spettatore proprio grazie a queste trovate ingannevoli, che sfruttano il mezzo cinematografico per dare nuove forme irrazionali al dolore del personaggi. Anche altri elementi insoliti sono inseriti per lo stesso scopo (la frana, la scena del soffitto), eppure non stupisce più di tanto la loro presenza: fa tutto parte del gioco del cinema.

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