Paper Lives, la recensione del nuovo film turco su Netflix

Paper Lives

Questo mese è stato aggiunto al catalogo di Netflix Paper Lives (trailer), film turco diretto da Can Ulkay, regista abbastanza celebre in Turchia, noto soprattutto per il film Ayla – la figlia senza nome. Paper Lives, in poco più di 90 minuti, ci trasporta a Istanbul, in particolare nella vita di Mehmet (che interpreta con brillantezza Cagatay Ulusoy), un uomo malato che si guadagna da vivere lavorando in una discarica. La sua vita cambia quando incontra un bambino proveniente dalla strada e comincia a prendersene cura, cosa che lo spinge a trovarsi faccia a faccia con i demoni del suo passato. Gli occhi di Mehmet, in particolare l’alternanza di oggettiva e soggettiva, ci offrono un ampio sguardo sulla Istanbul di oggi, una città apparentemente sfarzosa che però al suo interno si dimostra dilaniata da una sconvolgente povertà.

In un mondo in cui i bambini piangono, ridere può essere solo crudele”, il film inizia con questa straziante frase, che preannuncia quello che vedremo sullo schermo. Uno dei temi cardine di Paper Lives è, infatti, l’abbandono dei minori, e soprattutto la vita che questi bambini sembrano destinati a vivere, una vita di povertà, di stenti, in una città, come Istanbul, che sembra non guardare in faccia a nessuno. Can Ulkay è molto abile a mostrarci la decadenza dei quartieri più degradati della capitale turca, dà ampio spazio alla descrizione degli ambienti con campi lunghi che ci permettono di entrare nella realtà dei personaggi, nella loro vita di tutti i giorni. La fotografia, elemento molto curato nel film, contribuisce ad offrire una panoramica ancora più angosciante dei luoghi interessati.

Trasporre sullo schermo storie di povertà e abbandono che, nel nostro quotidiano, interessano milioni di persone è sempre una scelta coraggiosa cui spesso non è facile approcciarsi. A volte, nel riportare sullo schermo vicende di questo tipo, si cade in stereotipi e sentimentalismi, come se parlare di povertà equivalesse a voler per forza attuare una denuncia sociale. Paper Lives, invece, ci regala qualcosa di diverso: in scene dal particolare contenuto emotivo ci trasmette un forte senso di intimità che ci lega inevitabilmente ai personaggi, ci prende per mano accompagnandoci delicatamente in una realtà scomoda da vedere e difficile da digerire. L’alternanza di momenti divertenti a momenti emotivamente pesanti alleggerisce la visione, strappandoci di tanto in tanto un sorriso e aiutandoci a conoscere le piccole cose apprezzabili in una quotidianità del genere.

La colonna sonora, un elemento predominante nel film, insieme alle sequenze in cui vengono messe in scena usanze tipiche del posto o balli locali, conferisce alla pellicola una forte identità nazionale. Per questo motivo Paper Lives si distingue dagli ultimi prodotti targati Netflix che, nonostante provengano da paesi diversi, sembrano realizzati seguendo sempre le stesse dinamiche. Questo è infatti anche un film su una cultura, una cultura diversa dalla nostra, che è necessario mettere in risalto per poter conoscere almeno un poco.

Paper Lives è un film convincente, con alle spalle un ottimo lavoro di regia e sceneggiatura, ma il finale potrebbe lasciare molti spettatori con l’amaro in bocca, e a causa di questo, il film in generale, potrebbe non ottenere ampi consensi. Stiamo parlando di un finale spiazzante che, da un certo punto di vista, apre molti spunti di riflessione e potrebbe spingere chi lo guarda a volerlo vedere una seconda volta, con il desiderio di comprenderlo più a fondo. Paper Lives merita assolutamente attenzione, un film da non perdere e che non dovete lasciarvi scappare.

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