Quelli che mi vogliono morto, la recensione: vieni con me se non vuoi morire

Quelli che mi vogliono morto - 01

Quelli che mi vogliono morto (qui il trailer), uscito il 3 Giugno in esclusiva digitale, è stato diretto e co-sceneggiato da Taylor Sheridan, già responsabile della stesura del Sicario di Denis Villeneuve e dell’ottimo Hell or High Water, di David Mackenzie. Insieme a Sheridan hanno contribuito alla sceneggiatura Charles Leavitt e Michael Koryta, autore dell’omonimo romanzo del 2014 da cui la pellicola è tratta.

Il film non tarda ad arrivare al punto, né a sfoggiare il suo cast d’eccezione: già dopo i primi venti minuti saranno stati introdotti tutti i nomi più importanti e tutti i plot point necessari per aprire la strada allo scorrere degli eventi. Eventi che si svolgeranno nel più classico dei modi, entro una durata di cento minuti esatti.

La protagonista interpretata da Angelina Jolie ripropone senza troppe modifiche il mito iniziato da Linda Hamilton in Terminator 2 – Il giorno del giudizio. Tenterà infatti di affrontare i suoi demoni interiori dopo aver incontrato un ragazzino (interpretato da Finn Little) braccato da due spietati killer (interpretati da Aidan Gillen e Nicholas Hoult). Se questa sembra la più trita delle premesse, è perché lo è. Il film non si sforza quasi mai di scrollarsi di dosso la sua immagine di action thriller anni ’90 à la James Cameron, e la fabula non può fare altro che inciampare in ogni singolo cliché tipico di un genere ormai vecchio.

Eppure, in barba alla innegabile debolezza e al piattume generale della sceneggiatura, il film si salva in corner grazie ad un semplice particolare: dei dialoghi ben scritti. Nonostante i personaggi debbano agire secondo le regole di una storia insulsa, la qualità dei dialoghi fa sì che essi comunichino tra di loro come degli autentici esseri umani (escludendo un paio di frasi fatte, elementi ormai immancabili nel genere action thriller). Delle buone battute non garantiscono sempre delle buone performance, ma in questo caso l’intero cast si rivela più che azzeccato.

Angelina Jolie è discreta nei panni di una Sarah Connor di serie b, pronta ad attraversare un oceano di fiamme per un inaspettato sentimento di amore materno. A sua volta, Finn Little è ottimo in un ruolo ovviamente ispirato alla Newt di Aliens – Scontro finale. Aidan Gillen e Nicholas Hoult sfoggiano le prestazioni più energiche. I loro personaggi rischiavano di essere gli ennesimi imitatori del T-800 di Arnold Schwarzenegger, ma la nonchalance con cui compiono i loro brutali omicidi, unita alla loro verve recitativa, fa in modo che lo spettatore li consideri sempre pericolosi e imprevedibili.

Le performance di Jon Bernthal e Medina Senghore nei panni degli unici due alleati della protagonista sono state delle gradite sorprese. Entrambi hanno potuto brillare, nonostante il tempo relativamente breve che hanno occupato sulla scena. Una particolare nota di merito va al doppiatore italiano di Jon Bernthal, il formidabile Simone D’Andrea. Purtroppo, non c’è nient’altro di memorabile in Quelli che mi vogliono morto. La regia e la colonna sonora sono totalmente anonime, e il lavoro di fotografia non è abbastanza incisivo per poter stupire davvero lo spettatore.

Quelli che mi vogliono morto è un prodotto appena sufficiente. Funziona bene come opera di intrattenimento e potrebbe riuscire a mantenere viva l’attenzione di un pubblico appassionato al genere, presentando un ottimo cast e un ritmo eccellente, ma spreca tutto il suo potenziale in incessanti citazioni al cinema di Cameron e a stilemi che erano datati già vent’anni fa.

Molto di quello che la pellicola offre, quindi, si esaurisce subito dopo l’inizio dei titoli di coda.

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