Noi anni luce, la recensione: il viaggio per ritrovare la propria identità

Noi anni luce (trailer) è la storia di Elsa (Carolina Sala), una giovane atleta diciassettenne di canottaggio, la cui vita viene stravolta proprio durante una gara. Un malessere improvviso, infatti, rivela alla protagonista di essere malata di leucemia. Da qui avrà inizio una nuova vita, in cui Elsa, fra i vari impedimenti medici, dovrà sciogliere i nodi accumulati da diverso tempo nel rapporto con la madre ed il padre, il quale si scoprirà avere un ruolo inaspettatamente centrale. A guidarla nel muovere i suoi primi passi in questa nuova vita sarà Edoardo (Rocco Fasano), un ragazzo conosciuto all’ospedale, con un inestinguibile entusiasmo ed una tenace intraprendenza. I protagonisti compiranno un viaggio che dalla capitale giungerà fino a remoti e suggestivi ambienti del Lazio, in cerca di risposte alle loro domande.

Il film ha l’interessante peculiarità di comprendere, per la maggior parte, maestranze in fase di esordio. Noi anni luce è diretto, infatti, da Tiziano Russo, giovane regista emergente che ha firmato la direzione della quinta stagione di Skam Italia. La sceneggiatura, invece, è stata composta da Isabella Aguilar e Serena Tateo. Se per quest’ultima il film in questione rappresenta l’esordio sul grande schermo, Isabella Aguilar invece ha già collaborato alla realizzazione di film quali Un’avventura (2019), The Place (2017) e In fondo al bosco (2015).

Uno dei maggiori punti di forza del film è rappresentato dalla reciproca alchimia venutasi a creare fra i due attori protagonisti ed il regista. Come loro stessi affermano, l’intesa e la spontaneità nate sul set hanno permesso di restituire una performance fluida ed efficace, che risaltasse soprattutto il talento dei due giovani attori. Tiziano Russo, che aveva già incontrato Rocco Fasano sul set di Skam Italia, sembra aver sviluppato da quest’ultima serie una vera e propria capacità di rappresentare l’universo emotivo dei giovani adulti che intraprendono un viaggio per la ricerca della propria identità.

Un altro spunto interessante del film risiede nel rapporto che esso ha instaurato con il tema della malattia. Le sceneggiatrici hanno infatti operato un doppio intervento. Da un lato si è scelto di non “realizzare un film sulla malattia”, che mettesse quest’ultima al centro della storia: la narrazione, infatti, vuole concentrarsi molto sul rapporto che si viene a creare fra i due protagonisti nell’atto di conoscersi ed esplorarsi a vicenda. In secondo luogo, per le scene in cui la malattia appare centrale, si è scelto di essere il più fedeli e delicati possibile, consultando ad hoc sia esperti nel settore, che esperienze più soggettive e direttamente legate alle maestranze.

Il film, tuttavia, sembra incontrare una lacuna proprio in questa scelta narrativa: la trama infatti, se privata della malattia come aspetto centrale, non restituisce una grande articolazione o un conflitto altrettanto vigoroso. In altre parole, gli eventi narrativi non sembrano trovare una vera e propria risoluzione interiore, soprattutto nei confronti del coprotagonista Edoardo, la cui storia viene forse un po’ eclissata e messa in secondo piano.

Il film è nelle sale dal 27 luglio.

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.