La notte del 12, la recensione: un poliziesco esistenziale

La notte del 12

Ritorna il regista franco tedesco Dominik Moll con La notte del 12 (trailer), un poliziesco esistenziale che indaga più sulla condizione umana degli investigatori che sul delitto in sé, ma ci aiuta ad avere una percezione del tutto nuova di chi dedica il proprio tempo alla ricerca della verità e di un colpevole. Clara (Lula Cotton-Frapier) esce dalla casa di una cara amica, cammina da sola nella notte in un piccolo quartiere di periferia di Grenoble, una voce la chiama, un corpo si avvicina a lei, basta una fiammata: Clara è un rogo umano e poi non è più nulla.

Il giovane capitano Yohan (Bastien Bouillon) e la sua squadra sono chiamati ad indagare sula caso di omicidio, un’indagine che sonda il dolore dei cari e degli amici di Clara, un investigazione che parte da un corpo seviziato dal fuoco ma che lentamente esplora le sevizie interiori degli investigatori, le cicatrici invisibili che li logorano e li deformano fino a perdere l’amore per l’umanità e la vita. Insieme a Yohan ad indagare sull’omicidio c’è il maturo Marceau (Bouili Lanners), straziato da un divorzio in corso e senza una casa, che diventa la spalla nel lavoro ma anche nella vita di Yohan, aiutandolo non tanto sull’indagine di omicidio quanto su un percorso interiore. I poliziotti non parlano da profiler o da psicologi, sono operai della giustizia che usano quello che sanno e quello che apprendono dalla strada per capire la mostruosità umana nel tentativo di dare pace alle famiglie e giustizia alle vittime.

Presentata al Festival di Cannes 2022, l’opera si ispira ad uno dei casi raccolti da Pauline Guena nel libro 18.3 – Une année à la PJ, redatto dal giornalista in un anno di collaborazione ed osservazione delle attività della polizia giudiziaria francese. Un film sui poliziotti più che poliziesco, opera di un regista attento come un vero investigatore sulla natura umana, sulla fragilità interiore e sulle emozioni che ci rendono creature uniche al mondo.

La notte del 12 sa far sorridere e commuovere, l’umanità dei protagonisti è superiore ai momenti perturbanti e l’indagine diventa poco a poco meno importante rispetto alla scoperta dei profili dei personaggi e delle loro emozioni. Il film tratta temi forti come il femminicidio e la mascolinità tossica ma senza mai citarli direttamente, preferendo ragionare e mostrare il rapporto tra uomini e donne. La violenza verso le donne è quindi mostrata dal punto di vista degli uomini che la indagano, che al contrario di tutti gli altri non devono distogliere lo sguardo dal male ma devono invece studiarlo e cacciarlo. Dominik Moll rifiuta i canoni del genere, conserva solo ciò che serve per la comprensione dell’umanità dei personaggi ma rifiuta tutte le regole e gli stilemi del cinema hard boiled o noir cercando piuttosto una connessione con il cinema di Chabroll in Francia e Fincher negli Stati Uniti. Un noir sull’umanità piuttosto che sul crimine, nonché un’opera che merita il tempo di una visione.

La notte del 12 è al cinema dal 29 settembre.

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